La parola "morfema" deriva dal greco antico "morphe", che significa "forma". È stata coniata dal linguista danese Louis Hjelmslev nel 1938. Un morfema è l'unità più piccola di significato di una parola, la quale può essere considerata indivisibile senza perdita di significato. Un morfema può essere un'intera parola, come "casa" o "libro", oppure può essere una parte di una parola, come un prefisso, un suffisso o una radice. Ad esempio, nella parola "ripariamo", ci sono due morfemi: "ri-" e "-iamo". Il prefisso "ri-" indica l'azione di ripetere o fare di nuovo, mentre il suffisso "-iamo" indica il tempo presente e la prima persona plurale. I morfemi possono essere divisi in due categorie principali: morfemi liberi e morfemi legati. Un morfema libero è un morfema che può essere una parola a sé stante e può esistere indipendentemente. Ad esempio, "casa" è un morfema libero perché può essere usato come una parola autonoma con un significato proprio. D'altra parte, un morfema legato è un morfema che non può essere usato come parola indipendente, ma deve essere unito ad altri morfemi per formare una parola. Questi morfemi possono essere prefissi (come il prefisso "ri-" in "ripariamo"), suffissi (come il suffisso "-zione" in "organizzazione") o infissi (come il morfema "-ir-" nel verbo "cantire"). I morfemi possono anche essere classificati in base alla loro funzione grammaticale o al loro significato. Ad esempio, ci sono morfemi che indicano il plurale, come il suffisso "-s" in "gatti", o morfemi che indicano il passato, come il suffisso "-ed" in "guardato". La comprensione dei morfemi è importante per analizzare la struttura delle parole e per comprendere come le parole vengono formate e modificate all'interno di una lingua. Studiare i morfemi aiuta a comprendere la morfologia, cioè lo studio della struttura delle parole e delle regole che governano la loro formazione.