Il romanzo “Gli indifferenti” è la prima opera dell’allora giovanissimo autore di successo, Alberto Moravia. Racconta la vita di una famiglia borghese, ormai in rovina, costituita da una madre di famiglia (vedova), Mariagrazia Ardengo, e dai suoi due figli poco più che ventenni, Michele e Carlotta (da tutti chiamata Carla). L’intera vicenda si svolge in un brevissimo lasso di tempo, poco meno di tre giornate, durante le quali gli avvenimenti non sono particolarmente rilevanti, mentre lo sono le vicende “mentali” di tutti i personaggi, le cui vite devono affrontare numerosi eventi, soprattutto dal punto di vista psicologico. Si tratta quindi di un romanzo di tipo psicologico, nel quale la maggiore importanza è conferita ai pensieri e alle sensazioni dei suoi personaggi. L’intera storia è narrata da un narratore esterno e occulto (poiché non rivela in nessun’occasione le sue opinioni) mentre la focalizzazione è prevalentemente interna, in altre parole il narratore riporta i punti di vista dei personaggi, consentendo di attuare un costante confronto tra ciò che essi pensano e ciò che dicono.
È ambientato nel febbraio del 1929, epoca di dittatura fascista. Si svolge soprattutto nella lussuosa villa di Mariagrazia. Si tratta di un’abitazione di gran valore, circondata da un ampio parco. La famiglia è però in una gravissima crisi economica (come emerge già dal primo capitolo) e sarà probabilmente costretta a consegnare la villa all’amante della madre, Leo, con cui ha da tempo grossi debiti e che rimane con la donna solo per poter entrare in possesso di una costruzione dal valore ben più alto di quello che lui si ostina a dichiarare. Gli ambienti, durate tutto il corso della narrazione, sono descritti in modo minuzioso, preciso e dettagliato. Il narratore oltre alle descrizioni degli oggetti si sofferma su quelle delle luci e delle ombre nei diversi ambienti, così da dare al lettore tutti gli elementi per immaginare perfettamente le scene in cui i fatti si svolgono.
Il romanzo comincia la sera della vigilia del compleanno di Carla, con l’immagine della giovane e bella ragazza impegnata in una discussione con Leo (eccitato dalla fanciulla che ha di fronte), che le propone di andare a vivere da lui, lasciando così perdere la relazione con la madre (sempre troppo opprimente e gelosa). Carla rifiuta con decisione, ma in fondo pensa che quello di cominciare questa relazione sarebbe l’unico modo per cambiare la sua vita che lei vede così monotona, prevedibile, piatta e noiosa. Nulla è elemento di novità e di divertimento per lei. Tutto si svolge sempre nello stesso modo: le cene, le discussioni tra la gelosissima Mariagrazia e il suo amante, le liti tra quest’ultimo e Michele, i balli. Decide così che comincerà questa relazione.
Anche quella di Michele è una figura molto complessa. Egli attraverserà una forte crisi nella parte conclusiva del romanzo; prima di raggiungere l’abitazione di Lisa (una vecchia amica della madre ed ex amante di Merumeci) alla quale non sa se rivelare la sua totale mancanza di sentimenti, sia nei suoi confronti che in quelli di tutti gli altri avvenimenti della sua vita. Dopo aver rifiutato la donna, viene a sapere della relazione tra sua sorella e Leo. Al termine della visita, preso da uno scatto di ira, mirato solo a dimostrare a se stesso e agli altri che anch’egli può provare passioni e sentimenti, si dirige verso l’abitazione di Merumeci intenzionato ad ucciderlo. Una volta raggiunto l’appartamento, la scena si trasforma, come sempre, da tragica a patetica: la pistola di Michele è scarica. In questo modo comprende di non essere riuscito a compiere nulla di veramente importante nella sua esistenza. È, infatti, un ragazzo completamente demotivato, sfiduciato e soprattutto indifferente verso tutto e tutti. Niente e nessuno riescono a fargli provare qualcosa (non riesce ad amare Lisa, non riesce ad odiare veramente Leo). Il suo stato psico-fisico è il peggiore tra quelli degli altri personaggi: se Leo, Carla e sua madre, sono più o meno nelle sue stesse condizioni, egli è unico a rendersene conto e a stare male per questa situazione. Vorrebbe vivere una vita fatta di passione, di fede, anche lontano dalle ricchezze e dagli agi della sua classe di appartenenza. Non capisce perché la gente abbia costantemente bisogno di mentire. Inoltre egli non è disposto ad adattarsi al suo insignificante destino (che vorrebbe in qualche modo cambiare) come ha finito per fare sua sorella. Essa, infatti, si rivela essere scontenta della propria vita. È, appunto, nel tentativo di cambiarla che cede alle proposte dell’amante della madre, che il giorno del suo ventiquattresimo compleanno diventerà anche il suo. Al termine del romanzo si accorge però che nulla nella sua vita è veramente cambiato, che lei sta diventando esattamente come sua madre, ma decide di adattarsi (e addirittura di sposare Leo) in modo tale da essere in grado di vedere la vita come una cosa molto più semplice di ciò che fino a pochi giorni prima pensava.