E’ stato uno dei più importanti momenti letterari del 900’. Il nome “ermetico” fu applicato al movimento, nel saggio di un critico avverso, Francesco Flora ( La poesia ermetica, 1936), per indicare una poesia caratterizzata da una voluta oscurità dovuta ad un procedimento analogico esasperato. L’ermetismo esordì negli anni Venti e si sviluppò negli anni tra il 1935 ed il 1940. Il termine che nel significato corrente indica qualcosa di oscuro significato, venne usato, con intenti chiaramente dispregiativi, per designare con un unico nome, varie correnti della poesia italiana, che ebbero delle influenze anche su alcuni circoli letterari stranieri. Le origini del movimento sono da ricercare nella polemica, all’inizio di questo secolo, tra le riviste letterarie fiorentine La voce e Lacerba; si riallaccia inoltre ai tentativi del Mallarmè di raggiungere un’espressione lirica, il cui valore consistesse principalmente nella purezza del verso, e agli insegnamenti di Paul Valery. Iniziatore del movimento è generalmente considerato Arturo Onori, ma la prima raccolta di poesie ermetiche è Il porto sepolto di Ungaretti, 1916. Questa raccolta si riallaccia ad una parte della mistica romantica, e precisamente alla solitudine dell’artista e dell’uomo, alla sua impossibilità di comunicare con gli altri. Proseguendo sulla strada aperta dai crepuscolari, i poeti ermetici non solo ripudiano la retorica nazionalistica, storica e sensuale, ma hanno anche perso quella fiducia nel mondo tipica del XIX secolo. In questo essi sono un prodotto della loro epoca. La grande guerra aveva distrutto quella fiducia nell’uomo e nel mondo tipica della concezione positivistica, di modo che come in filosofia con il risorgere della scuola esistenzialista l’uomo cerca la verità entro se stesso, così in letteratura il poeta si chiude in un suo mondo personale. Per l’ermetismo il mondo è un ambiente ostile, una oscura minaccia incombe sulla vita umana, essa è precaria( poesie di guerra dell’Ungaretti) e, cosa molto più tremenda, solitaria. Ognuno è chiuso in un suo mondo interiore e non vi è possibilità di comunicazione tra la propria sfera di sentimenti e quella altrui. La poetica della crisi raggiunge il massimo nel periodo fra le due guerre. Vengono fissati i punti chiave di questa nuova poesia che è essenzialmente lirica. Ai poeti ermetici non interessa la chiarezza, tanto nessuno potrà mai capire quello che il poeta ha voluto veramente esprimere; la poesia è intesa come atto puro, e ha valore solo in quanto riesce ad esprimere nella sua immediata purezza e spontaneità l’originaria intuizione lirica, senza alcuna pretesa di comunicabilità, senza preoccupazioni tecniche o metriche. Non è affatto necessario un motivo logico, un filo conduttore, anzi questi sono solo degli attentati alla purezza della intuizione lirica. Esiste una sola realtà, ed è quella interiore, valida per il poeta che egli esprime mediante la parola. Ede è la parola che attrae tutte le cure dell’ermetismo. Essa non ha importanza per il suo significato letterale, ma in quanto col suo suono riesce a creare un ambiente, riesce a provocare delle sensazioni. L’ermetismo si conclude quindi in una ricerca raffinata e sapiente della parola giusta, che messa al posto giusto riesca da sola ad esprimere tutto un mondo di immagini e di sentimenti. Per quanto riguarda i contenuti, la poesia ermetica rifiuta la concezione oratoria della poesia intesa come celebratrice di ideali esemplari( la religione, la patria, la storia, l’eroismo, la virtù ecc…) e persegue l’ideale della “poesia pura”, libera cioè non solo dalle forme metriche e retoriche tradizionali, ma anche da ogni finalità pratica, didascalica, celebrativa, narrativa e descrittiva. In questo modo, essa aspira ad esprimere, nel modo più autentico ed integrale, il nostro essere più profondo e segreto. Il motivo centrale della nuova poesia, che accomuna gli ermetici alla contemporanea tematica di Svevo e di Pirandello e della filosofia esistenzialistica, è il senso della solitudine disperata dell’uomo moderno: perduta la fede negli antichi valori, nei miti della civiltà romantica e positivistica(la religione, la patria, la scienza, il progresso) , egli non ha più certezze a cui ancorarsi saldamente, in un mondo incomprensibile, sconvolto dalle guerre, offeso dalle dittature e da ideologie totalizzanti e oppressive. Ne consegue una visione della vita sfiduciata e desolata, priva di illusioni: da Ungaretti “uomo di pena”, che si sente in esilio in mezzo agli uomini, a Montale, che vede negli aspetti quotidiani della realtà “il male di vivere”, a Quasimodo che ricorda, con epigrammatica concisione, il destino di ogni uomo che sta solo sul cuor della terra, trafitto da un raggio di sole, inchiodato cioè alla vita, che presto si concluderà con la sera della morte (Ed è subito sera). Ad aggravare il senso della solitudine e del mistero concorrono altri elementi, che sono altrettanti temi della nuova poesia: l’incomunicabilità, cioè l’incapacità e l’impossibilità di un colloquio fiducioso ed aperto con gli altri, l’alienazione, ossia la coscienza di essere ridotti ad un ingranaggio nella moderna civiltà di massa, strumentalizzati per fini più o meno reconditi; la frustrazione, ossia la coscienza del contrasto tra una realtà quotidiana sempre banale e deludente e l’ideale di una vita diversa, intuita ma irrealizzabile. Tra i principali poeti ermetici ricordiamo:Giuseppe Ungaretti,Eugenio Montale, Umberto Saba, Salvatore Quasimodo, Alfonso Gatto, Libero de Liberi, Vittorio Sereni, Leonardo Sinigalli, Mario Luzzi.
MATERIALI
http://www.treccani.it/enciclopedia/ermetismo/
https://www.youtube.com/watch?v=ya4vFAreLk4&list=PLIsbZAkPo7Opk0Y5Olu023lfK0oSWCQbs