ll Canzoniere, meno comunemente conosciuto con il titolo originale in latino Rerum vulgarium fragmenta (o, comprensivo del nome dell'autore, Francisci Petrarchae laureati poetae Rerum vulgarium fragmenta, "Frammenti di componimenti in volgare di Francesco Petrarca, poeta coronato d'alloro") è la storia, raccontata attraverso la poesia, della vita interiore di Francesco Petrarca. Composto a più riprese nel corso di tutta la vita del poeta, il Canzoniere comprende 366 componimenti in versiitaliani ed è una delle opere principali della letteratura italiana. Esistono quattro principali testimoni: il manoscrittoVaticano Latino 3196, il cosiddetto "Codice degli abbozzi" in quanto contenente stesure non definitive e piene di correzioni, ed il Vat. Lat. 3195, definitivo, composto tra il 1336 e il 1374 (anno di morte del Petrarca), con alcune poesie mancanti rispetto al Vat. Lat. 3196. Entrambi i manoscritti possono essere catalogati come idiografi/autografi, in quanto scritti in parte dalla mano di Petrarca, in parte da quella dello scriba suo discepolo Giovanni Malpaghini (cfr. a tal proposito Vat. Lat. 3195, c. 62r, in cui sono riscontrabili le due grafie: Malpaghini per Canz. 317-318, Petrarca per Canz. 319-320). La mano del Malpaghini è fondamentale in quanto darà vita alla "redazione Giovanni" (Gv), considerabile come strato evolutivo intermedio essenziale per comprendere l'evolversi dell'opera. Ad essi vanno collegati i testimoni più autorevoli della tradizione, che attestano, prima della conclusione del lavoro nella versione definitiva affidata al Vaticano Latino 3195, il passaggio attraverso forme, raccolte, e alcune "edizioni" principali consegnate ai seguenti manoscritti: il codice Chigi L V 176, sempre alla Biblioteca Apostolica Vaticana, il Laurenziano XLI 17, il Queriniano D II 21, ma soprattutto per stabilire la forma pre-definitiva al Laurenziano XLI 10 e al Parigino italiano 551. La vastità delle testimonianze manoscritte del Canzoniere ha comportato un'oggettiva difficoltà nella definizione del testo critico. L'originale del Canzoniere (Vat. Lat. 3195) è stato riprodotto diplomaticamente da Ettore Modigliani. Di esso ha procurato il testo critico Giuseppe Savoca. La raccolta comprende 366 (365, come i giorni in un anno, più uno introduttivo: "Voi ch'ascoltate") componimenti: 317 sonetti (86.5%), 29 canzoni (8%), 9 sestine (2.5%), 7 ballate (2%) e 4 madrigali (1%). Non raccoglie tutti i componimenti poetici del Petrarca, ma solo quelli che il poeta scelse con grande cura; altre rime (dette extravaganti) andarono perdute o furono incluse in altri manoscritti. La maggior parte delle rime del Canzoniere è d'argomento amoroso, una trentina sono di argomento morale, religioso o politico. Sono celebri le canzoni Italia mia e Spirto gentil nelle quali il concetto di Patria si identifica con la bellezza della terra natale, sognata libera dalle lotte fratricide e dalle milizie mercenarie. Fra le canzoni più celebri ricordiamo anche Chiare, fresche e dolci acque e tra i sonetti Solo et pensoso i più deserti campi. Per lungo tempo, si è pensato che le due parti in cui risulta diviso il manoscritto originale del Canzoniere (Vat. lat. 3195) permettessero di distinguere le rime "in vita" e dai componimenti "in morte" di Madonna Laura. Attualmente si è propensi a credere che la bipartizione della raccolta rispecchi, in chiave simbolica, le distinte fasi di un tormentato percorso di maturazione del poeta, che volle e seppe passare dall'infatuazione giovanile per l'Amore e la Gloria (prima parte: rime I-CCLXIII), ad una matura e più cristiana dedizione ai valori della Carità e della Virtù (seconda parte: CCLXIV-CCCLXVI). Secondo alcuni studiosi (in particolare Marco Santagata e Giovanni Biancardi) la struttura del Canzoniere istituirebbe uno stretto legame simbolico (di sapore pienamente medioevale) fra l'intera vita del poeta e l'anno solare: le rime del Canzoniere sono infatti 366, come i giorni che trascorrono dall'inizio di un anno (la vita terrena) al ritorno della medesima data (principio di una nuova esistenza dell'anima, in cielo). Secondo queste ipotesi calendariali, alcune date acquisirebbero un valore particolare per la struttura dell'opera. Prima fra tutte il 6 aprile (giorno in cui, nel 1327, Petrarca si innamorò, ma anche giorno in cui, nel 1348, Laura morì). Fondamentali, inoltre, risulterebbero il giorno anniversario della nascita di Petrarca, 20 luglio, e quello della sua incoronazione poetica a Roma (8 aprile): tra l'uno e l'altro, trascorrono 263 giorni e giustappunto 263 sono le rime che compongono la prima parte del Canzoniere. Sono anche presenti alcuni sonetti dedicati al poeta stilnovistaSennuccio del Bene: il CXII (Sennuccio, i 'vo' che sapi in qual manera) e il CXII (Qui dove mezzo son, Sennuccio mio), oltre al CCLXXXVII, in morte dell'amico (Sennuccio mio, benché doglioso et solo). L'amore non corrisposto per Laura, incontrata l'unica volta (a detta del poeta) il 6 aprile 1327, è il fulcro della vita spirituale del Petrarca; il poeta credeva infatti che, sulla base dei propri studi sui classici, tutto divenisse spontaneamente letteratura. Da tale sostrato letterario ha origine la grande poesia petrarchesca. Con Petrarca la letteratura diventa maestra di vita e nasce la prima lezione dell'umanesimo; in Petrarca, si avverte la ricerca della serenità. Lo sconforto, il dolore, la volontà di pentimento divengono speranza; il pianto per la morte della donna amata si placa nell'immagine di Laura che scende consolatrice dal cielo. Nella poesia del Petrarca la descrizione dei sentimenti trova riscontro o contrapposizione nel paesaggio. Il Petrarca perfezionò le forme della tradizione lirica medievale, dai provenzali prese il metro (la sestina) e ne rielaborò i modi poetici. Anche la raffigurazione della donna amata si inquadra nella tematica provenzale: Laura è la donna a cui il poeta rende omaggio e costituisce il fulcro ideale intorno al quale si dispone la vita sentimentale del poeta. Presa a modello di virtù e di bellezza non ha nulla di sovrumano; anzi, matura negli anni attraverso il Canzoniere. La sua figura, i suoi tratti umani, i begli occhi, le trecce bionde, il dolce riso sono ispirati a personaggi reali. L'immagine di Laura è probabilmente quella di una cantatrice attiva in Veneto nella seconda metà del XIV secolo. La seconda parte del Canzoniere si chiude con la canzone Vergine bella, che di sol vestita, nella quale il poeta implora perdono ed esprime un intenso desiderio di superare ogni conflitto, di trovare finalmente la pace. E "pace" è appunto l'ultima, emblematica parola della canzone, la parola che chiude e suggella il libro. La prima parte del Canzoniere va dal sonetto proemiale al componimento 263, mentre la seconda va dalla canzone I' vo pensando e nel pensier m'assale (264) fino alla Canzone Vergine bella, che di sol vestita (366) che conclude l'opera. Nella prima parte la figura di Laura è indifferente alla passione del poeta, mentre nella seconda parte Laura appare al poeta più affettuosa e compassionevole. Si tratta di un'autobiografia spirituale del poeta, come le Confessioni di sant'Agostino, scrittore e teologo che fu modello spirituale e religioso per Petrarca. "Tutta la lirica del Petrarca è un sommesso colloquio del poeta con la propria anima". La sua poesia ha un carattere psicologico, senza toni realistici o narrativi. Il tema dominante è il "dissidio interiore" che il poeta prova tra l'attrazione verso i piaceri terreni e l'amore per Laura, e la tensione spirituale verso Dio. Dall'idea di amore-peccato del primo sonetto ("in sul mio primo giovenile errore") il poeta giunge alla conclusione del Canzoniere con la canzone alla Vergine ("Vergine bella che di sol vestita"): è una palinodia religiosa che chiude l'opera secondo una parabola spirituale ascendente tipicamente medievale. "Il Canzoniere si conclude con un testo di ispirazione religiosa e tono sublime, una delle canzoni più complesse dell'intera raccolta dal punto di vista metrico e retorico. La collocazione della poesia non rispecchia l'ordine reale di composizione, ma risponde all'esigenza di concludere in maniera esemplare la vicenda del poeta con il rifiuto delle tentazioni terrene e dell'amore per Laura”. A questo proposito il critico Gianfranco Contini ha definito il Canzoniere una "storia sacra di un amore profano". Sempre Contini, ha osservato come nell'ambito del Canzoniere, il nome di Laura venga "sillabato" in ogni maniera: "aura", "lauro", "l'auro", et cet. Frequenti sono i riferimenti biblici e spesso il verso petrarchesco ricalca passi della Bibbia come nel sonetto LXXXI (Io son sì stanco) dove ad esempio il verso "O voi che travagliate, ecco 'l camino" riprende il Vangelo di Matteo (XI,28) e la terzina finale ("Qual grazia, qual amore o qual destino/ mi darà penne in guisa di colomba/ ch'io mi riposi e levimi da terra?") riprende il salmo LIV,7. Petrarca si sente smarrito tra realtà e sogno (Di pensier in pensier, di monte in monte), immerso nell'angosciosa solitudine (O cameretta che già fosti un porto), ricercatore di un isolamento dal mondo (Solo et pensoso), aspiratore ad una dimensione spirituale che però è difficile da conquistare (Padre del ciel, Movesi il vecchierel). Egli riconosce, già alla fine del primo sonetto, che frutto del suo seguire le vanità terrene sono la vergogna, il pentimento e il riconoscere che "quanto piace al mondo è breve sogno", riecheggiando così il biblico "vanitas vanitatum" ("vanità delle vanità") dell'Ecclesiaste (Qoelet 2). Certi componimenti hanno il carattere di splendide preghiere, come i sonetti Padre del ciel (LXII), Tennemi Amor (CCCLXVI), Io vo piangendo (CCCLXV), la canzone alla Vergine (CCCLXVI). La canzone Chiare fresche e dolci acque (CXXVI) mostra un'anima tra l'angoscia della realtà e la dolce malinconia del sogno. Come in questa canzone e nel sonetto O cameretta che già fosti porto (CCXXXIV), la valle piena dei suoi lamenti e l'aria calda dei suoi sospiri ed il dolce sentiero (CCCI), l'usignolo (CCCXI), i dolci colli (CCCXX) ed il vago augelletto (CCCLIII) non rappresentano una natura esteriore ma creature di un mondo interiorizzato, vagheggiato nell'immaginazione, confidenti delle pene recondite del poeta che spesso si rifugia in un clima di sogno e di immaginazione; quindi il paesaggio è funzionale ai moti dell'anima. Nella seconda parte del Canzoniere vi sono sonetti notevoli e belli (CCLXXIX, CCLXXXII, CCLXXXV, CCCII) e la Canzone Quando il soave mio fido conforto in cui Laura, donna di vaga bellezza e trasfigurata spiritualmente, lo consola "nelle sue notti dolenti" e "sospira dolcemente e si adira" nel vederlo immerso nelle passioni terrene. Il critico Umberto Bosco sottolinea che "l'amore è il mezzo di cui Petrarca si serve per concretare liricamente la complessità dei suoi sentimenti", un amore che trapassa dal sogno all'elegia in cui Laura è "una figura evanescente". Il poeta esprime la dolcezza del gaudio in sé ma anche un presagio di dissolvimento e di morte. La caducità è un altro motivo dominante nel Canzoniere ed in altre opere petrarchesche, dal "conoscere chiaramente che quanto piace al mondo è breve sogno" (sonetto proemiale del Canzoniere) al lamento di Magone morente nel poemetto l’Africa, e Laura "è il fantasma poetico nel quale liricamente si concreta, soprattutto, appunto, il senso dell'irrimediabile caducità". Quanto poi all'interiore dissidio del poeta, Bosco osserva che esso "non consiste dunque propriamente nel conflitto umano-divino, ma nel conflitto tra la religione e la ragione da una parte, che gli impongono la concezione di un Dio che comprenda tutto ma in cui tutto si annulli, e l'incoercibile forza del sogno dall'altra, che lo trascina a concepire un Dio riposo degli affanni e garante dell'eternità degli affetti umani". Anche quando Laura è paragonata ad un angelo o a una figura sovrumana, lo è in virtù di un'esperienza psicologica ed umana del poeta, non per un'esperienza religiosa o teologica. Laura è poi è soggetta al passare del tempo, a differenza della donna- angelo dei poeti dello stilnovo e della Beatrice dantesca, immerse in una dimensione di eternità. Altri temi presenti nel Canzoniere sono la condanna della corruzione della curia papale ad Avignone (Fiamma dal ciel su le tue trecce piova, CXXXVI; CXXXVII; CXXXVIII; CXIV) e l'esaltazione delle virtù italiche nelle canzoni Spirto gentil e Italia mia. Nella prima Roma è portata ad esempio e modello di civiltà per i corrotti contemporanei, nella seconda i reggenti le Signorie italiane sono invitati a chiamare a raccolta il popolo, erede delle virtù romane ("Latin sangue gentil") contro i soldati mercenarigermanici discendenti dai barbari sconfitti dai Romani ("Vertù contra furore/prenderà l'arme e fia il combatter corto: /ché l'antico valore/ ne l'italici cor non è ancor morto"). Anche il rapporto tra scrittore e pubblico è innovativo rispetto al passato in quanto nella sua opera il poeta si rivolge ad un pubblico universale, non preselezionato (cerchia aristocratica, pubblico borghese, gruppo di "scuola" o lettori di una cerchia specializzata come i "fedeli d'amore"). Per definire il Canzoniere dal punto di vista linguistico il critico Gianfranco Contini ha usato il termine unilinguismo, contrapposto al plurilinguismo della Divina Commedia dantesca. Con questa espressione il Contini intende uno stile medio che evita sia il registro alto sia il registro popolare, basso nonché i toni accesi.