«La gente che per li sepolcri giace potrebbesi veder? Già son levati tutt'i coperchi, e nessun guardia face.» |
«Volgiti! Che fai? Vedi là Farinata che s'è dritto: de la cintola in sù tutto 'l vedrai» |
«piangendo disse: "Se per questo cieco carcere vai per altezza d'ingegno, mio figlio ov'è? E perché non è teco?"» |
(vv. 58-60) |
«E io a lui: "Da me stesso non vegno: colui ch'attende là, per qui mi mena forse cui Guido vostro ebbe a disdegno"» |
«Come? Dicesti elli ebbe? Non viv'elli ancora?» |
(vv. 67-68) |
Ma quell'altro magnanimo, a cui posta restato m'era, non mutò aspetto, né mosse collo, né piegò sua costa; [...] e disse [...] "Ma non cinquanta volte fia raccesa la faccia de la donna che qui regge, che tu saprai quanto quell'arte pesa." |
Ma quell'altro magnanimo, alla cui richiesta mi ero fermato, non cambiò aspetto, né mosse il capo, né piegò il busto; [...] e chiese [...] "Ma non si illuminerà cinquanta volte la faccia della regina che qui impera, che tu conoscerai quanto pesa quell'arte." |
"Noi veggiam, come quel c'ha mala luce, le cose", disse, "che ne son lontano; cotanto ancor ne splende il sommo duce.
Quando s'apprestano o son, tutto è vano nostro intelletto; e s'altri non ci apporta, nulla sapem di vostro stato umano." |
"Noi, come chi ha la vista difettosa le cose" disse "vediamo finché sono nel futuro; in questo solo ancor risplende in noi la luce di Dio.
Quando le cose si avvicinano o si compiono, è vano il nostro intelletto; e se altro non ci informa, non sappiamo nulla delle vicende umane." |