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Libro

Greco V

15. Luciano di Samosata: la vita

15.1. Le opere: i Dialoghi e i romanzi

La produzione letteraria di Luciano spazia su generi ed argomenti tra loro molto differenti ma con una costante di fondo: la critica e la satira nei confronti delle scuole ufficiali così come dei pregiudizi dell'opinione volgare.

Nell'ambito delle esercitazioni retoriche e delle declamazioni sofistiche sono da segnalare Falaride I e II, il Diseredato e il Tirannicida, oltre all'Elogio della mosca, che rientra negli encomi paradossali, genere in voga presso i retori dell'epoca.

Tra le sue opere più significative c'è il trattato Come si deve scrivere la storia, esortazione ad una storiografia fondata sull'obiettività e lontana da ogni forma di adulazione dei potenti. Quasi come antifrasi alle sue teorie scrisse la Storia Vera, racconto fantascientifico di viaggi al di là delle colonne dErcole, in cui i protagonisti, tra cui lo scrittore, incontrano creature fantastiche, arrivando addirittura a viaggiare nello spazio e ad incontrare i Seleniti, antichi extraterrestri: si tratta di una divertente parodia nei confronti delle opere di poeti, storici e filosofi contemporanei. Si richiama ai canoni del genere romanzesco greco un altro famoso componimento (la cui attribuzione a Luciano peraltro è incerta) dal titolo Lucio o l'asino.

La sua fama è però soprattutto legata ai dialoghi, alcuni dei quali sono raggruppati in modo da formare delle serie organiche (i Dialoghi degli dei, i Dialoghi marini, i Dialoghi dei morti, i Dialoghi delle cortigiane), mentre il gruppo più importante è costituito dai dialoghi di contenuto morale, filosofico e religioso, caratterizzati da una vis satirica e polemica, acre soprattutto verso i cinici, e da una evidente simpatia verso Epicuro: tra questi, si segnalano Menippo o la necromanzia, Icaromenippo, Caronte, Zeus confutato, Zeus tragedo, Prometeo o il Caucaso, l'Assemblea degli dei, Due volte accusato, la Vendite delle vite all'asta e l'Alessandro o il falso profeta, La vita di Demonatte, La morte di Peregrino.

Tra le sue tante attività, si dedicò anche alla raccolta di storie e leggende della tradizione greca. E a quanto pare fu lui a "creare" la figura di Filippide, il soldato greco che corse ad Atene dopo la battaglia di Maratona senza fermarsi per poter annunciare "Nike! Nike!" ("Vittoria! Vittoria!") e spirare subito dopo. Pare che in realtà Filippide fosse un antico messaggero greco per nulla collegato alla battaglia di Maratona, mentre il soldato morto dopo l'annuncio pare si chiamasse Tersippo o Eucle. Tuttavia gli storici contemporanei della battaglia (Erodoto in primis) non fanno alcun riferimento a tale avvenimento. Dal mito di Filippide e della sua corsa Pierre de Coubertin trasse l'ispirazione per la creazione dell'odierna maratona.

Ai Dialoghi di Luciano di Samosata si ispirò Giacomo Leopardi nelle sue Operette morali.

Fra i traduttori italiani delle sue opere si ricordano Pandolfo Collenuccio, Luigi Settembrini, Quintino Cataudella e Vincenzo Longo.