Con Seconda sofistica (anche detta Nuova sofistica, Neosofistica o Deuterosofistica) ci si riferisce a una corrente filosofico-letteraria greca sviluppatasi in Asia Minore durante l'età imperiale, tra la fine del I e il IV secolo d.C. Gli esponenti di questo movimento sono accomunati dallo studio della retorica e dall'esercizio dell'eloquenza.
Il nome «Seconda sofistica» (Δεύτερα σοφιστική) viene usato da Lucio Flavio Filostrato nel suo Vite dei sofisti, per indicare la corrente letteraria a lui contemporanea che, in continuità con la Sofistica del V secolo a.C., intendeva riportare in auge lo studio e l'esercizio dell’eloquenza.
«L'antica sofistica, trattando anche gli argomenti filosofici, li esponeva prolissamente e in modo diffuso [...] La sofistica successiva a questa, che bisogna chiamare non "nuova", dal momento che è pur essa antica, ma piuttosto "seconda" ha rappresentato i poveri e i ricchi, i nobili, i tiranni e gli argomenti famosi di cui tratta la storia. A quella più antica diede inizio Gorgia da Leontini, [...] alla seconda, invece, Eschine, figlio di Atrometo […]»
(Filostrato, Vite dei sofisti I 481; trad. di M. Civiletti)
I punti in comune tra i due movimenti non mancano, come per esempio l'attenzione per il potere persuasivo della parola o la pratica di tenere lezioni a pagamento. Tuttavia, già a una prima analisi emergono anche forti elementi di divergenza: mentre i sofisti dell'età di Pericle erano filosofi oltre che retori e si interessavano di vari aspetti della vita civile (etica, politica, linguaggio, religione, storia e persino materie naturalistiche), gli autori riconducibili alla Seconda sofistica si occupano esclusivamente di retorica ed eloquenza, evitando attriti con le autorità e assecondando i potenti. Essi sono spesso intellettuali di corte, vicini alle famiglie reali, dediti all'insegnamento e all'esercizio dell'oratoria.
La produzione letteraria è ampia e raffinata, e spazia attraverso vari generi: discorsi, trattati, opere satiriche, novelle. Non di rado ci si dedicava a semplici esercizi di eloquenza, per fare sfoggio della propria bravura: non solo discorsi improvvisati, ma anche dispute verbali, in cui due oratori si scontravano per vedere chi fosse in grado di trovare gli argomenti più convincenti, ricorrendo a tòpoi o a paradossi.