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Libro

Greco V

13. Plutarco: la vita

13.2. Le Vite Parallele

Le Vite parallele (Βίοι Παράλληλοι) sono dedicate a Quinto Sosio Senecione, amico e confidente di Plutarco, al quale lo scrittore dedica anche altre opere e trattati. Costituite da 23 coppie (una è andata perduta), alla biografia di un personaggio greco viene accostata, generalmente, quella di un romano, ad esempio Alessandro Magno e Giulio Cesare. L'originalità plutarchea sta proprio in questo accostamento, che dimostra sia come l'Ellade aveva prodotto valenti uomini d'azione e sia come i romani non erano tutti barbari. Le sue biografie contengono un'infinità di informazioni utili alla ricerca storiografica.

Non distorce la realtà ma interpreta i fatti in base ai suoi interessi etici e alla sua impostazione morale. Tutto ciò emerge anche dal suo linguaggio; la sua narrazione risulta avvincente e lo stile s'impronta ai moduli della storiografia drammatica di età ellenistica, infatti pur se per il biografo i termini "tragico" e "teatrale" hanno valenza negativa, li utilizza nella presentazione di personaggi tragicamente atteggiati. La composizione delle Vite Parallele si colloca nella maturità di Plutarco, più o meno furono scritte dal 96 al 120 d.C. circa. Quasi tutte le biografie si chiudono con delle syncrìseis, o confronti, che tendono a trovare similitudini o divergenze. Alle coppie suddette si devono aggiungere 4 Vite singole, tramandateci dai manoscritti congiuntamente alle altre.

Epaminonda e Scipione l'Africano (7)

Teseo e Romolo (1)

Licurgo e Numa (2)

Temistocle e Camillo (3)

Solone e Publicola (4)

Pericle e Fabio Massimo (5)

Alcibiade e Marco Coriolano (6)

Focione e Catone l'Uticense (8)

Agide e Cleomene - Tiberio e Gaio Gracco (9-10)

Timoleonte e Paolo Emilio (11)

Eumene e Sertorio (12)

Aristide e Catone Censore (13)

Pelopida e Marcello (14)

Lisandro e Silla (15)

Pirro e Mario (16)

Filopemene e Tito Flaminino (17)

Nicia e Crasso (18)

Cimone e Lucullo (19)

Dione e Bruto (20)

Agesilao e Pompeo (21)

Alessandro e Cesare (22)

Demostene e Cicerone (23)

Demetrio e Antonio (25)

Tra le biografie qui citate, possiamo affermare come l'accostamento più persuasivo e più insolito sia il parallelo di Demetrio e Antonio. Qui Plutarco mostra una variazione tra i tanti esempi di virtù da imitare, presentando loro come un modello negativo, dando la possibilità al lettore di conoscere il male e distinguerlo dal bene. In Demetrio e Antonio, il biografo di Cheronea vide due genii del male o almeno due esseri accecati dalla propria arroganza e dalla propria hybris: entrambi vissero sotto il segno di Dioniso, e, se con Demetrio siamo nell'epoca in cui la Grecia sta ellenizzando l'Occidente e l'Oriente ed egli è visto come un personaggio da teatro, che affronta la vita e la morte all'insegna della recitazione e dell'apparenza, Antonio è un personaggio molto più complesso, grande generale, amato come nessuno dai propri soldati, capace in guerra di qualsiasi rinuncia.

In un passo delle Familiarium rerum libri Francesco Petrarca sostiene che Plutarco mise a confronto Marco Terenzio Varrone con Platone e Aristotele, e Virgilio con Omero; tuttavia, di questi due scritti non si ha nessuna notizia, né greca, né bizantina, né latina. A parte ci sono pervenute vite singole, quali Arato e Artaserse, Galba e Otone: queste ultime due facevano parte di una serie di vite singole di imperatori di cui abbiamo notizia nel Catalogo di Lampria e, in effetti, più che biografie singole, presuppongono narrazioni relative agli altri imperatori che ne fanno un ibrido tra biografia e annalistica. Ancora, frammenti e notizie di altre biografie ci portano a ricostruire che avesse scritto uno Scipione Africano, le vite dei gloriosi cittadini beotici Eracle, Esiodo, Pindaro, Cratete, Daifanto e le vite a parte del messenio Aristomene e del poeta Arato.

Il limite delle Vite plutarchee è, comunque, la mancanza di un'analisi rigorosa delle cause e degli effetti delle vicende, elementi caratterizzanti dell'opera dello storico.