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Libro

Greco V

12. Polibio: la vita

12.1. Le Storie: caratteristiche generali e contenuto

L'opera principale di Polibio cercava di fornire una storia universale (la sua Pragmateia) del periodo fra il 220 a.C. e il 146 a.C., con un prologo concernente la storia romana a partire dal 264 a.C.Dei quaranta libri in cui, sappiamo, si divideva l'opera, solo i primi cinque (che coprono il periodo fino al 216 a.C.) ci sono giunti completi. Per il resto ci sono pervenuti solo lunghi frammenti ed epitomi. I due libri dell'introduzione raccontano gli eventi nel Mediterraneo a partire dal Sacco di Roma da parte dei Galli di Brenno (390 a.C. ) fino alla Prima guerra punica, focalizzandosi sulla crescita dell'egemonia romana. Nei libri I e III esprime dichiaratamente l'intenzione di esaminare come e perché Roma, nel breve volgere di nemmeno 53 anni divenne l'incontrastata dominatrice dell'ecumene, dell'intero mondo abitato.

L'affermazione è un po' esagerata, anche se in effetti Roma, potenza esclusivamente peninsulare italiana, in mezzo secolo eliminò Cartagine acquisendo la costa africana dall'Egitto all'Algeria, assoggettò la Spagna, la Provenza, l'Illiria, la Grecia, la Macedonia, l'Asia (Turchia e Siria). Polibio non tiene conto dei secoli di "preparazione" necessari. E dobbiamo ricordare che era greco e che per "mondo" intendeva il Mediterraneo "greco". Tutto il resto era barbarie.

Anche se, in quanto amico degli Scipioni, non del tutto imparziale e piuttosto ammirativo delle capacità dei romani, Polibio non era romano e i suoi scritti erano intesi per lettori greci. Tito Livio lo utilizzò come fonte anche perché, a sua volta, Polibio poteva attingere a ottime fonti: almeno una delle più influenti e politicamente impegnate famiglie dell'aristocrazia romana. Anche in qualità di ostaggio, rimaneva membro della classe al governo con opportunità di accedere a informazioni di prima mano e di vedere nel profondo degli affari politici e militari.

In una classica storia del comportamento umano, Polibio ne coglie tutte le essenze: nazionalismo, razzismo, doppiezze politiche, orrende battaglie, brutalità assieme a lealtà, valore, intelligenza, ragione e risorse. Con il suo occhio per i dettagli ed il suo stile criticamente ragionato, Polibio ci dà una visione unificata di Storia piuttosto che una cronologia.

Polibio racconta di eventi di cui ha avuto diretta esperienza. È uno dei primi storici che cercano di presentare la storia come una sequenza di cause ed effetti,

 

«basata sull'attento esame della tradizione, proseguita con accorta critica, in parte anche su quanto egli stesso vide e con comunicazioni di testimoni oculari e di protagonisti del fatto. Racconta il corso degli avvenimenti con chiarezza e penetrazione, giudizio e amore per la verità ed, a seconda dei casi, pone una speciale attenzione alle condizioni geografiche. Appartiene, quindi, alla più grande tradizione di antichi storici anche se, per stile e linguaggio non si attiene alle caratteristiche tipiche della prosa attica. Il linguaggio spesso richiede più purezza e lo stile è rigido e disarmonico.»

H. Thurston Peck, Polybius, in Harper's Dictionary of Classical Antiquities,

New York, Harper & Bros., 1898

 

 

I suoi scritti ebbero una grande influenza su Cicerone, sui padri fondatori degli Stati Uniti d'America e su Montesquieu, per la sua concezione della storia come "maestra" per il comportamento degli uomini i quali, non si stanca mai di ripetere, devono imparare da essa a non commettere gli stessi errori compiuti dai predecessori e riportati dagli storici