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Libro

Greco V

10. Apollonio Rodio: la vita

10.2. I personaggi e l’ ideologia

I personaggi delle Argonautiche sono analizzati nella complessità dei loro moti psicologici e, a differenza degli eroi omerici, non si stabilizzano in alcun tòpos o abitudine che li definisca in maniera stereotipata. Questa attenzione all'interiorità e alle forze della psiche rivela, da una parte, la distanza che separa il poema di Apollonio dall'oggettività del mito dell'età arcaica, dall'altra, la condivisione piena e totale con il gusto alessandrino e la sensibilità ellenistica. I protagonisti della vicenda sono eroi nuovi: appaiono innanzitutto individui sprovvisti dell'energia e della capacità per sostenere i propri ideali e della forza di combattere per mostrare la propria aretè (il valore); suggeriscono piuttosto l'idea di uomini alienati e sconfitti, isolati e chiusi nel proprio io, bloccati nel loro agire.

La straordinaria immagine di Medea inventata dal poeta , colta nelle sue vibrazioni psicologiche e nei mutamenti d'animo, ricorda le eroine euripidee e nello stesso tempo precorre la Didone virgiliana e le figure femminili dei romanzi ottocenteschi: accomunate dal fatto di vivere un lacerante conflitto tra passioni e convenzioni sociali, tra un amore incerto e difficile e le certezze della propria famiglia d'origine. Diversamente dagli eroi omerici, Medea è un personaggio in continua evoluzione: ancora fanciulla, scopre l'amore per Giasone, impara ad ascoltare il suo sentimento e finisce con l'accettare che divenga passione incontrollabile tanto da condurla alle conseguenze più estreme: l'uccisione del fratello Aspirto.

Quanto Medea si presenta come una figura profonda, istintiva, inquieta e psicologicamente complessa, tanto Giasone appare insicuro, sfiduciato, fragile e scialbo. È un personaggio eroicamente inadeguato, un semplice ingrediente del meccanismo epico: non all'altezza per sciogliere positivamente la vicenda, Giasone non appare sostenuto da nobili ideali né tanto meno da violente passioni, ma si dimostra solamente impotente(la sua figura caratterizzata dall'amechanìa, ossia dalla mancanza di risorse) e incapace di agire e di prendere decisioni. Per questa sua fragilità e debolezza che lo introducono in una dimensione quotidiana, è un personaggio molto vicino al sentire ellenistico, decisamente più moderno e, per la sua umanità, anticipatore dell'Enea virgiliano.

Quanto agli dei, non intervengono nelle vicende umane ma da spettatori immobili intervengono quando l'azione è già definita: diversamente dai poemi omerici, l'intervento divino è secondario.