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Libro

Greco V

8. Callimaco: la vita

8.1. L' influenza sulla poesia latina dei neoteroi

Amante della ricerca erudita e del labor limae, ovvero la curata elaborazione formale, Callimaco influenzò la poesia ellenistica e quella romana, in special modo le opere di Quinto Ennio, Catullo, di Virgilio, di Orazio, di Tibullo, di Properzio.

Callimaco si eleva, in effetti, tra i contemporanei per l'efficace brevità e concisione dei suoi carmi nonché per la levigatezza formale. Pratica con sistematicità la polyèideia e la poikilìa, tanto che nel giambo XIII afferma, per esempio, che non esiste nulla che obblighi il poeta a seguire un solo genere letterario. D'altra parte spesso sente la necessità di giustificarsi per le sue scelte e per la sua metaletteratura perché consapevole di essere incredibilmente sperimentale e innovatore.

Contrario alla concezione platonica dell'arte, propone una poesia non didascalica, ma piuttosto orientata al diletto; è arguta, ironica, elegante, con uno stile vivace, conciso ed espressivo. Non manca una certa prolissità, propria dell'epica antica, né infrequente è il ricorso a giochi di parole, neologismi ed etimologie.

Partecipò attivamente alle polemiche letterarie del suo tempo, attaccando i suoi rivali e critici denominati "Telchini" (nell'introduzione degli Aitia), ovverosia fautori di poemi epici e di ideali letterari da lui considerati superati.