I personaggi menandrei non sono politici ma quotidiani, innestati sui rapporti familiari. La società rappresentata è borghese, priva di preconcetti (sul censo, ecc.) che mira ad un’esistenza piana. Persino l’etera è resa neutra, priva di alcun giudizio morale, anzi spesso personaggio positivo. Non si consideri questo un segno di femminismo ante litteram: la donna è rivalutata sì, ma nella sfera del rapporto familiare, Menandro è un conservatore in questo. Lo scioglimento finale delle vicende che prevede spesso una scena familiare è un messaggio chiaro del commediografo, in un periodo di crisi della polis: la famiglia è l’istituzione più solida. Sono assenti le divinità tradizionali e tutto è dominato dalla τύχη e dai rapporti umani. Lo scopo di Menandro non è quello di insegnare circa grandi temi ma di produrre un intrattenimento gradevole, che resta comunque impegnato nella trasmissione di valori quali la filantropia, la solidarietà, l’amicizia, il rispetto, l’umiltà ed il riconoscimento dei propri difetti, il tutto legato ad una sfera individuale e familiare. C’è orrore per la trasgressione e per la palingenesi d’Aristofane, la struttura e ripetitiva negli schemi perché tranquillizzante: è, come detto, una commedia borghese.