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Libro

Greco V

6. Menandro: la vita

 

Menandro, figlio di Diopite e di Egestrata, sarebbe stato allievo di Teofrasto e compagno di efebia di Epicuro. Probabilmente, proprio tramite loro Menandro entrò in contatto con Demetrio Falereo, consolidando con lui un'amicizia che, secondo le fonti, gli procurò qualche problema politico dopo che Demetrio Poliorcete lo ebbe rovesciato nel 307. Menandro esordì nel teatro nel 321 circa, e nel decennio seguente si affermò come prolifico commediografo. Sebbene autore di poco più di cento commedie (l'esatto numero non ci è pervenuto), ebbe poca fortuna in vita: vinse, infatti, solo otto volte gli agoni comici.

Mosse quindi i primi passi nel mondo del teatro, ad Atene, settant'anni dopo la morte di Aristofane: la società greca aveva in quel lasso di tempo subito cambiamenti di portata storica enorme. Vivendo in un periodo in cui la πόλις (polis) e la sua centralità egemonica erano divenuti un mero ricordo del passato, per il commediografo ateniese è difficile riprendere i temi di una commedia farsesca e satirica in termini politici, l'Ellenismo era un periodo in cui il ruolo predominante dell'intellettuale non si concretizzava nella partecipazione attiva alla vita politica in senso stretto, bensì nell'intrattenimento di un pubblico elitario e selezionato.

La produzione menandrea, quindi, mal si adatta all'interesse politico, bensì intende attuare un'indagine sull'uomo, non attraverso il lanternino di Diogene, ma attraverso uno squarcio nel quotidiano da cui possiamo tutti noi trarre i tratti più veri e autentici dell'individuo comune, "uno dei tanti", che costituisce però la quasi totalità del genere umano.

Cacciato il Falereo, riuscì ad evitare di essere processato grazie all'intercessione di Telesforo, un cugino di Demetrio Poliorcete, nuovo signore di Atene. Rimase sempre legato ad Atene, città che non abbandonò mai, nonostante gli fossero offerte occupazioni in molte corti di sovrani, tra cui quella del re d'Egitto Tolomeo I. Alcuni giustificano questa scelta con la probabile relazione tra Menandro e un'etera di nome Glicera, ma la reale esistenza di questo legame è stata messa fortemente in dubbio.

Menandro morì intorno al 291, secondo alcuni annegando mentre nuotava nelle acque del Pireo, presso Atene. Un passo di Pausania sostiene che la tomba del commediografo si trovava sulla via che dalla città conduceva al porto.