Il corpus isocrateo, così come ci viene tramandato dalla tradizione, riporta oltre 60 titoli di orazioni - la metà delle quali spuria. Al giorno d'oggi, sopravvivono solo 21 orazioni, delle quali
6 appartengono al genere giudiziario (le orazioni XVI-XXI)
14 sono di genere epidittico (in ordine di datazione):
Encomio di Elena (successiva al 390 a.C. circa)
Busiride
Contro i Sofisti
Panegirico (380 a.C.)
Plataico (371 a.C.)
Evagora (tra il 370 e il 364 a.C.)
Nicocle (368 a.C.)
A Nicocle (370 a.C.)
Archidamo (364 a.C.)
Sulla pace (355 a.C.)
Areopagitico
Antidosi (di poco successivo al 354 a.C.)
Filippo (346 a.C.)
Panatenaico (339 a.C.)
infine, lo scritto A Demonico è riconosciuto spurio.
Sotto il suo nome ci sono tramandate anche 9 epistole, alcune delle quali considerate spurie.
Lo stesso Isocrate ci informa che le sue orazioni epidittiche furono scritte per essere studiate dai discepoli della sua scuola: il retore infatti non pronunciò mai in pubblico tali orazioni, a causa della timidezza. Isocrate inoltre spese gran parte delle energie a rivedere i propri scritti, avendo sempre di mira la perfezione stilistica, la scorrevolezza e l'intensità emotiva: il risultato è una prosa elegante, temperata e sintatticamente corretta, scorrevole alla lettura, ma tuttavia monocorde, e carente delle coloriture tanto apprezzate in altri retori e scrittori.
Egli offriva inoltre insegnamenti filosofici solo a chi ne avesse predisposizione, cioè a chi avesse l'ardire di parlare di fronte a una folla e fosse in grado di apprendere dal maestro un sistema di idee. Attraverso le idee, infatti, si forma il discorso politico, che aiuta a formare i caratteri. Il corso durava in media 3 – 4 anni e l'insegnamento principale era la filosofia: l'oratoria e la filosofia permettevano di esprimersi in modo elevato.