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Libro

Greco IV

15. Erodoto: la vita

15.2. Le Storie

L'opera storiografica di Erodoto, le Storie (Ἱστορίαι), è divisa in 9 libri, secondo una divisione operata dai grammatici alessandrini.

Erodoto presenta l'opera come "ἱστορίης ἀπόδεξις", "esposizione della ricerca", che ha riguardato sia le imprese umane (τὰ γενόμενα ἐξ ἁνθρώπων) che non devono essere dimenticate, sia le gesta grandi e maravigliose (ἔργα μεγάλα τε καὶ θωυμαστά), compiute "sia dai Greci sia dai barbari".

In Persia il re Ciro il Grande intende conquistare tutti i possedimenti degli altri governatori tra i quali Candaule, Gige e Creso. Nel primo libro Erodoto narra di vari episodi fantastici come quello della moglie di Candaule scoperta nuda da Gige e un aneddoto pieno di coraggio e onore raccontato da Solone a Creso riguardo la felicità umana. Sconfitto in una battaglia quest'ultimo da Ciro, egli diventa il sovrano assoluto della Persia e si trasferisce in Babilonia dove muore (529 a.C.).

Nel secondo libro vengono esposte tutte le qualità e le curiosità della terra d'Egitto, dove ora governa Cambise II. Facendo riferimenti ai suoi viaggi compiuti in giovinezza, Erodoto fornisce una dettagliata descrizione dei luoghi, dei paesaggi, delle usanze popolari e delle tradizioni dell'Egitto, sottolineando in particolare le funzioni del fiume Nilo.

Nei libri III e IV viene narrato come Cambise conquista con ripetuti assalti l'Egitto, terra dei faraoni, e di come Dario I gli succede alla sua morte. Egli immediatamente nota che la Grecia è un punto strategico dove fondare nuove città e insediamenti perché fornisce l'accesso dei commerci tra l'Oriente e l'Occidente mediante il Mar Mediterraneo. Immediatamente Dario comincia a conquistare le colonie greche ioniche dell'Asia Minore (odierna Turchia) e a dividerle in satrapie ponendo a capo di ciascuna un governatore.

Nel V libro delle città ioniche guidate da Aristagora insorgono contro il dominio di Dario I e di seguito la ribellione viene sostenuta in Ellade dai politici Milziade e Aristide i quali formano un esercito oplita. La battaglia si svolge nel 490 a.C. a Maratona e l'esercito greco, di gran lunga inferiore di numero a quello nemico, riesce a sconfiggere Dario. La vittoria la si deve all'unione delle polis Sparta e Atene e al coraggio degli uomini ellenici.

Non molti anni dopo il figlio di Dario Serse riprende il progetto espansionistico del padre e assalta alcune città ioniche come Mileto (libro VII). Ora veramente l'intera Grecia è minacciata e tutte le polis, dopo il sacrificio dello spartano Leonida alle Termopili, si uniscono politicamente e militarmente per fronteggiare il copioso esercito di Serse.

Nell'ottavo libro Erodoto narra delle battaglie condotte da Temistocle prima a Capo Artemisio nei pressi di Atene, ove i greci si ritirano strategicamente ma permettendo così ai persiani di radere al suolo la capitale, e di seguito la battaglia finale di Salamina svoltasi in una sorta di piccolo golfo. I persiani, recatisi nel piccolo spazio con tutte le navi, rimangono incagliati e quindi sorpresi dalle navi greche che le distruggono una dopo l'altra.

La guerra combattuta per la seconda volta contro i persiani dalla Grecia è vinta nuovamente (IX libro). Nell'ultima parte dell'opera Erodoto dirige un'invocazione a Calliope, dea dei poeti, e di seguito narra la battaglia tra la Grecia e l'usurpatore Mardonio.

Le premesse sostanziali su cui si fonda il dibattito su quest'opera riguardano le discrasie prospettiche e la frammentarietà della visione che coinvolgono l'intera opera erodotea.

Una prima ipotesi sistemerebbe l'opera mettendo prima le guerre persiane e poi i λόγοι (discorsi) introduttivi. Jacoby, nel 1913, ipotizzò che in origine l'opera fosse stata composta in chiave acroamatica (destinata cioè alla pubblica lettura, in discorsi separati) e che poi Erodoto, venuto a contatto con l'ideologia periclea, abbia fuso assieme tutti i vari discorsi. Secondo Jacoby, Erodoto aveva scritto prima i logoi sui persiani e la loro espansione e in seguito il racconto più lineare della guerra greco-persiana. De Sanctis nel 1926 teorizzò invece che Erodoto avesse raccontato la storia dal punto di vista dei Persiani e che, di conseguenza, abbia presentato i vari popoli da essi incontrati. Secondo queste due teorie quindi, l'opera non è il risultato di un progetto preciso, ma del caso.

Infine, l'ipotesi unitaria, formulata nel 1933 da Schadewaldt, afferma che Erodoto raccontò la storia delle colonie greche secondo un'ottica universalistica, rappresentando lo scontro fra Oriente e Occidente. I sostenitori di tale ipotesi mettono in luce l'episodio iniziale dell'opera, l'assoggettamento delle colonie greche da parte di Creso (560 a.C.), e l'episodio finale, la liberazione di Sesto, ultima città greca in mano ai Persiani.

Molte discussioni sono nate proprio dal fatto che l'opera erodotea si concluda con un evento minore, come è la presa di Sesto, avvenuta nel 478 a.C.; a questo si aggiungono alcune promesse dell'autore, disattese (come un λόγος assiro o la narrazione della morte di Efialte), e imperfezioni e incongruenze.

Secondo alcuni critici, l'opera è stata interrotta da circostanze esterne, mentre il lavoro era in corso, come la Guerra del Peloponneso di Tucidide: Wilamowitz e Jacoby, ipotizzarono che Erodoto avesse voluto giungere fino al momento della costituzione della lega delio-attica (477 a.C.).

I sostenitori della completezza dell'opera analizzano soprattutto l'ultimo libro; Luciano Canfora sostiene che il colloquio tra Artembare e Ciro, che si conclude con la frase "prepararsi a non essere più dominatori ma dominati", appare "palesemente conclusivo", adatto al tema della "Storia persiana".