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Libro

Greco IV

15. Erodoto: la vita

15.1. Erodoto: come padre della storia

Per capire bene la grande rivoluzione operata da Erodoto, considerato, come detto, "padre della storiografia", va premesso che il concetto di storia nell'antica Grecia era leggermente diverso da quello moderno, ossia una sequenza cronologica di avvenimenti descritta in modo obiettivo e con metodo scientifico, tanto che per molto tempo Tucidide fu considerato il più vero e antico storiografo greco, per quanto riguarda la scientificità della narrazione.

Nell'antica Grecia, infatti, la storia era considerata anzitutto come magistra vitae e aveva quindi un fine pedagogico e solo secondariamente scientifico. Il fine della narrazione erodotea, come è possibile desumere dalla dichiarazione proemiale, era quello di raccontare «gesta degli eroi», anche se poi tale premessa sarà solo parzialmente mantenuta. L'ottica con la quale Erodoto considera gli avvenimenti, i valori della storia e le azioni umane è analoga e paragonabile a quella dominante nel mondo dell'epos (epica), in cui gli uomini agiscono spinti dal desiderio di gloria nell'intento di lasciare un ricordo imperituro di sé. Sebbene la ricerca storiografica tenda alla razionalizzazione del presente nella ricerca di una dinamica cause-conseguenze, la composizione erodotea non può fare a meno di ammettere l'esistenza di un'entità divina, terribile e sconvolgente cui, in ultima istanza, andavano ricondotti i rovesci del destino.

L'opera era destinata a una lettura pubblica e questa fu certo una delle prime forme di trasmissione del testo; per questa ragione lo stile adottava espressioni formulari di carattere epico e procede secondo una dinamica circolare, sempre cercando di rimanere a suo modo impersonale e oggettivo nonostante attinga a piene mani dal materiale epico e dalla logografia (termine che indicava originariamente la "scrittura in prosa", i cui autori raccolsero in opere organicamente strutturate descrizioni di paesi stranieri, leggende locali eroiche, ecc.), Erodoto sarà il primo a ricercare un filo logico nella successione degli eventi, che si traduce nel rapporto causa-effetto.

La storia non è considerata da Erodoto come una semplice serie di avvenimenti che si susseguono nel tempo, ma come un insieme di fatti collegati fra loro da una complessa rete di rapporti logici, ben intelligibile. I principi chiave su cui si fonda la metodologia erodotea sono l'ὄψις (vista), la ἀκοή (ascolto) e la γνώμη (criterio con il quale seleziona i dati raccolti da vista e ascolto nel caso in cui essi siano in contraddizione, o li divide fra quelli visti da lui e quelli che ha sentito raccontare).

Erodoto, quindi, dichiara espressamente l'uso di un metodo che rende i suoi racconti veridici, anche se accosta in maniera asistematica dati autentici a fatti palesemente favolistici, al fine di pilotare l'attenzione degli spettatori, quindi trovandosi ancora in una via di mezzo fra il logografo e lo storico, un narratore di storie più che uno storico in senso moderno. Qualora gli si prospettino due versioni diverse e non abbia elementi per decidere, si basa su un criterio di logica e verosimiglianza; talvolta lascia al lettore la scelta o respinge una determinata notizia, ritenendola incredibile.