Lisia fu considerato dagli antichi il modello dello stile oratorio. Le sue orazioni, scritte su commissione, erano indirizzate ai giudici della bulè e sono perciò di argomento quasi esclusivamente giudiziario. Le caratteristiche principali del suo stile sono l'etopea, ovvero la facoltà di immedesimarsi nell'indole, nel carattere e nella cultura dei suoi clienti, una grande abilità narrativa, che si distingue per la linearità e la scorrevolezza del racconto, ed una prosa semplice di stile attico; egli tende poi a mettere in risalto le qualità dei suoi assistiti.
La tradizione antica attribuì a Lisia 425 orazioni, delle quali secondo Dionigi di Alicarnasso solo 233 erano autentiche. A noi ne sono giunte solo 34, tutte di genere giudiziario eccetto due, l’Olimpico e l’Epitafio; la prima fu recitata nel 388 a.C. in occasione dei giochi olimpici di quell'anno, mentre l’Epitafio fu composto come panegirico dei caduti della guerra corinzia (395-386 a.C.). Le altre 32 orazioni sono tutte di argomento giudiziario. Di seguito sono riportate le trame di alcune orazioni lisiane:
Contro Eratostene (Corpus Lysiacum, XII): è l'orazione pronunciata personalmente da Lisia in tribunale per la morte del fratello Polemarco e la restituzione del patrimonio.
Per Mantiteo (XVI): un certo Mantiteo si difende dall'accusa di aver prestato servizio militare presso il corpo dei cavalieri, sostenendo la curiosa tesi di essere stato iscritto illegalmente a sua insaputa nella classe equestre.
Contro Ippoterse: è probabilmente l'altra orazione che fu pronunciata personalmente dall'autore.
Contro Simone (III): un vecchio cittadino si discolpa da una denuncia sportagli per aver furiosamente litigato e fatto a pugni con il querelante suo acceso rivale nell'amore verso un ragazzo. Il povero ragazzo si è dovuto persino nascondere in una lavanderia per fuggire a quei bruti!
Per l'olivo sacro: (VII): quest'orazione riguarda un'accusa di empietà. Un piccolo proprietario terriero è incolpato di aver sradicato un olivo sacro dal proprio terreno. Quest'orazione è nota anche con il nome di Areopagitico, che deriva dal nome del tribunale nel quale fu pronunciata.
Per l'invalido (XXIV): Atene, (forse) 403 a.C.: la polis prevedeva sussidi di invalidità per chi aveva un reddito minore a 3 mine. Il personaggio è invalido, ma non si sa quale sia l'invalidità. Il sussidio gli viene tolto, poiché considerato benestante, dunque l'invalido si affida a Lisia, che scrive quest'orazione da proclamare davanti ai 500 consiglieri della boulè. Rimane un mistero come questa persona povera abbia potuto pagare Lisia.
Per l'uccisione di Eratostene (I): è l'orazione difensiva di un processo per omicidio. Eufileto, marito tradito, deve dimostrare che ha ucciso l'amante di sua moglie, Eratostene, in nome della legge dell'omicidio legittimo (φόνος δίκαιος [phónos díkaios]) e che non ha premeditato la morte, come sostengono gli accusatori e parenti del morto.
Le orazioni di Lisia, se si eccettuano le prime due (contenute, la prima, nel codice Marciano 422 del secolo XV d.C.; la seconda, nel Parigino Coisliniano 249 del secolo XI d.C. e nel Marciano 416 del secolo XIII d.C.), sono contenute nel codice Palatino di Heidelberg 88, risalente al secolo XII d.C