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Libro

Greco IV

4. Sofocle: la vita

4.2. La conoscenza generale delle trame di: Antigone, Edipo Re ed Elettra

La tragedia Antigone racconta la storia dellomonima protagonista, Antigone, che decide di dare sepoltura al cadavere del fratello Polinice contro la volontà del nuovo re di Tebe, Creonte. Scoperta, Antigone viene condannata dal re a vivere il resto dei suoi giorni imprigionata in una grotta. In seguito alle profezie dell'indovino Tiresia e alle suppliche del coro, Creonte decide infine di liberarla, ma troppo tardi, perché Antigone nel frattempo si è suicidata impiccandosi. Questo porta al suicidio il figlio di Creonte, Emone (promesso sposo di Antigone), e poi la moglie di Creonte, Euridice, lasciando Creonte solo a maledire la propria stoltezza.

Edipo Re si inserisce nel cosiddetto ciclo tebano, ossia la storia in chiave mitologica della città di Tebe, e narra come Edipo, re carismatico e amato dal suo popolo, nel breve volgere di un solo giorno venga a conoscere l'orrenda verità sul suo passato: senza saperlo ha infatti ucciso il proprio padre per poi generare figli con la propria madre. Sconvolto da queste rivelazioni, che fanno di lui un uomo maledetto dagli dei, Edipo reagisce accecandosi, perde il titolo di re di Tebe e chiede di andare in esilio.

In Elettra, Oreste, figlio di Agamennone, torna dopo molti anni a Micene, in compagnia di Pilade e del Pedagogo. Egli, su ordine di Apollo, deve vendicare la morte del padre, ucciso dalla moglie Clitennestra e dal suo amante Egisto. Da bambino Oreste, che correva il rischio di essere anch'egli ucciso in quanto erede al trono, era stato salvato dalla sorella Elettra. Questa infatti l'aveva affidato a un uomo focese, che lo aveva tenuto lontano dagli intrighi di palazzo. Da quel giorno Elettra, che provava un odio profondo (e ricambiato) verso i due assassini, era vissuta nella speranza che Oreste un giorno potesse tornare a vendicare il padre.

Oreste dunque torna a Micene all'insaputa di tutti, e organizza un tranello: diffonde la falsa notizia della propria morte, che gli permette di constatare la gioia (e quindi la malvagità) della madre Clitennestra. Elettra, al contrario, è disperata (dimostrando quindi il suo immutato affetto per il fratello), ma si fa coraggio e decide che sarà lei a vendicare il padre. Ottenuta la prova della fedeltà della sorella, Oreste le rivela la propria identità, e insieme i due organizzano un piano per attuare la loro vendetta. Oreste penetra nel palazzo e uccide senza pietà la madre supplicante, poi incontra Egisto. Lo trascina fuori scena per ucciderlo, e proprio su questa immagine si chiude la tragedia.

23.4- 23.5- 23. 6- 23.7 La drammaturgia di Sofocle- Letica e la religione dal punto di vista di Sofocle- Approfondimento sul tema lemarginazione delleroe- Il tema del dolore

Le tragedie di Sofocle sono contrassegnate da una forte religiosità al pari del suo predecessore Eschilo, sebbene in Sofocle la figura umana acquisti una maggior importanza e, in questo senso, Eschilo fonda i presupposti per una vera e propria etica universale, capace di restituire le istanze storiche del suo tempo: il dibattito della polis. Si pensi allo scontro insanabile fra Antigone e Creonte sul cadavere di Polinice, e la tragica fine delleroina, che dimostrano come la negazione delletica nel nome di una legge che si crede giusta e inappellabile generi morte e rovina, coinvolgendo nella catastrofe tutte le figure che a qualche titolo sono coinvolte nella vicenda.

Sofocle abolisce l'obbligo della "trilogia legata" e usa per primo il terzo attore, eliminando la rigida contrapposizione delle due posizioni antitetiche eschille. Porta da dodici a quindici i coreuti e perfeziona l'uso di scenografie. L'aumento del numero dei coreuti da dodici a quindici avrebbe consentito di accentuare la funzione del corifeo e dell'elemento spettacolare. È, inoltre, di Sofocle l'introduzione del monologo (in greco antico: ῥῆσις, rhêsis), che permette all'attore di mostrare la sua abilità e al personaggio di esprimere compiutamente i propri pensieri.

La psicologia dei personaggi si approfondisce, emerge una inedita analisi della realtà e dell'uomo, anche se spesso gli eventi che schiacciano le esistenze degli eroi non sono in alcun modo spiegabili o giustificabili. I suoi eroi sono immersi in un mondo di contraddizioni insanabili, di conflitti con forze inevitabilmente destinate a travolgerli che sono la diretta testimonianza dellinflusso del mondo arcaico. A ogni modo, il suo contributo originale allo sviluppo della tragedia greca fu rappresentato dall'accentuazione dell'umanità dei personaggi. I personaggi sofoclei sono anche generosi e buoni, ma smisuratamente soli e portati alla tragedia dal male che hanno in sé. Ciò nonostante, non appaiono mai schiacciati del tutto dal fato, ma proprio nella vana lotta contro di esso, ricevono una piena dimensione umana, portatrice di un destino di dannazione e, contemporaneamente, di gloria.

In tutte le opere di Sofocle leroe si presenta come un emarginato, un individuo reso estraneo alla comunità civile e spesso in lotta contro di essa (si pensi a Antigone, Aiace, Filottete ed Edipo); di qui la frequenza tanto dei monologhi, quanto degli agoni verbali che oppongono il protagonista ai suoi antagonisti. Ma la figura delleroe sofocleo è anche e soprattutto quella di un grande sconfitto, che vede il suo progetto scontrarsi contro le esigenze della polis (Antigone) o contro la volontà degli dèi. Leroe qui è solo ed è proprio nella sua solitudine che combatte fino allo stremo prima di rassegnarsi al volere degli dèi.

In questo tentativo di superare se stesso, leroe non può che sperimentare una nobile sopportazione del doloree così, seppure gli è impossibile cambiare in qualche modo la sua sorte, egli continua a combattere e questa lotta diventa lunica e vera forza di cui è dotato, perché anche nella sofferenza leroe è moralmente forte proprio in quanto capace di sopportare nobilmente.