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Libro

Greco IV

3. Eschilo: la vita

3.2. I drammi superstiti

Tra i drammi che sono giunti fino a noi troviamo: I Persiani, messa in scena nel 472 a.C; I sette contro Tebe del 467 a.C.; Le supplici rappresentata nel 463 a.C.; Prometeo incatenato, di cui non abbiamo una datazione precisa e lOrestea, una trilogia (portata in scena nel 458 a.C.) costituita dalle tragedie: Agamennone, Coefore ed Eumenidi.

Ad eccezione dei Persiani, unico dramma di Eschilo che tratta un argomento contemporaneo, il mito diventa il punto di partenza per la discussione e la riflessione.

Nelle opere superstiti si nota un chiaro intento didascalico e, nello stesso tempo, il tentativo di far incontrare la vecchia e la nuova cultura ellenica. Se infatti la tragedia diventa lo strumento per discutere della pòlis, delle riforme istituzionali o della guerra, in ogni caso la cultura arcaica, con i suoi miti e le sue storie, continua a persistere.

Il teatro di Eschilo è contaminato da una profonda dimensione religiosa, nella quale Zeus è lunico che può ancora punire coloro che rompono lequilibrio cittadino e personale, coloro che, in preda alla hubris, fuggono la via di mezzo e sono in grado di mettere in difficoltà persino i loro posteri. In Eschilo, infatti, la colpa è una questione ereditaria e se, accettando il proprio destino, non ci si rende conto che imparare il retto comportamento è doloroso (páthei máthos) ma gratificante, non si riuscirà in alcun modo a comprendere i propri limiti e ad accrescere la propria conoscenza.