Eschilo scrisse una novantina di opere, ma solo sette sono giunte ai giorni nostri.
Eschilo introdusse diverse novità nella tragedia greca e per questo viene considerato il padre del genere: a partire dalla scelta di inserire il secondo attore fino all’invenzione di una scenografia rudimentale che utilizzava macchine teatrali e costumi talvolta esotici; o ancora la trovata della trilogia (in quanto opera suddivisa eppure organica) consistente nella presentazione di tre tragedie di argomento concatenato, così da sviluppare il tema in tappe successive, in una prospettiva drammatica più ampia. Inoltre, conferì maggiore importanza al coro, più esteso che in altri tragici, il quale formula una riflessione profonda e universale sugli eventi come portavoce della collettività.
Lo stile di Eschilo è altisonante e caratterizzato dall’uso di molte metafore, allusioni e analogie. L’attenzione alla lingua è essenziale e ogni parola sembra essere scelta con cura e precisione. Aristofane, nelle Rane, sceglie Eschilo come poeta educatore per eccellenza.
Eschilo non analizza psicologicamente i personaggi poiché affida il carattere dei suoi eroi al compiersi dell’azione scenica ed essi restano legati ad azioni magniloquenti e definitive.