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Libro

Greco IV

1. Letteratura greca dell’età arcaica

1.5. Le caratteristiche, le forme, l' esecuzione e le occasioni di performance

Se Alceo, Saffo e Anacreonte cantavano per lo più in prima persona i propri componimenti, accompagnando la voce con il suono della lira, davanti a un pubblico selezionato e conosciuto, i poeti corali affidavano a un Coro le parole, la musica e i movimenti di danza immaginati per occasioni particolari, feste pubbliche e/o celebrazioni religiose a partecipazione potenzialmente illimitata. Lesecuzione, lontana dalle improvvisazioni consentite e talora richieste a simposio, presupponeva un periodo di allenamento, durante il quale non di rado il poeta stesso caricato della responsabilità creativa e autoriale di un lavoro di équipe istruiva il Coro sulle modalità di messa in scenadel canto. Un canto elaborato, strutturato in figure metriche assai complicate rispetto alla ripetitività dei distici elegiaci e dei trimetri giambici (e coliambici), dei tetrametri e degli epodi, e alla relativa semplicità delle strofe monodiche, generalmente caratterizzate da periodi di tre o quattro cola: il grande partenio di Alcmane (PMGF 1), per esempio, presenta in sequenza strofe di 14 cola, e Stesicoro usa estensivamente una struttura triadica per cui a una strofe segue unantistrofe con identico schema metrico, e un epodo con uno schema autonomo ma ritmicamente affine anche più volte ripetuta in uno stesso componimento, se Ibico documenta almeno quattro triadi in sequenza (PMGF S151), Bacchilide otto (1) e Pindaro addirittura tredici (P. 4; un epinicio medione contava quattro o cinque). Il fatto che sia Ibico (PMFG S151) sia Pindaro (fr. *123 M.) ricorrano alla struttura triadica per un encomio, una specie che aveva di norma unesecuzione solistica, è tuttavia un forte richiamo a non tracciare neppure a questo riguardo demarcazioni troppo rigide. Costante, sia pure nella varietà delle scelte di ogni poeta, è però la lingua dei cori, una miscela darte a fondo prevalentemente dorico, qualunque fosse lorigine del compositore, che si trattasse del dorico Alcmane, del beotico Pindaro, degli ionici Simonide e Bacchilide. Uninflessione che poté essere forse il residuo di una tradizione poetica continentale, interamente sommersa, ma anticamente parallela a quella ionica di cui i poemi omerici sono il lascito più cospicuo; ovvero, più semplicemente, la conseguenza del fatto che la più antica lirica corale dal corinzio Eumelo allarcade Echembroto, dallargivo Sacada agli spartani di adozione Terpandro, Taleta e Polimnesto, e allo stesso Alcmane – è quasi senza eccezioni connessa con il Peloponneso. Una lingua lontana sia dallaltra Kunstsprache, di marca ionica, che aveva caratterizzato l’épos omerico, sia dalla lingua degli elegiaci e dei giambografi che, in grande maggioranza di area ionica, avevano utilizzato il dialetto ionico, più o meno fiorito di letterarizzanti omerismi sia infine dalla lingua delle monodie, i cui poeti avevano per lo più impiegato il proprio dialetto nativo (lesbico Saffo e Alceo, ionico Anacreonte, beotico Corinna) o quello dei loro uditorî. Gli elementi distintivi, tuttavia, finiscono qui. Sia perché i vari sottogeneridella lirica dai variegati inni ai prosodi processionali, dai peani apollinei ai dionisiaci ditirambi, dai parteni femminili ai danzanti iporchemi, dai celebrativi encomi agli epinici festosi, dai lieti imenei ai treni luttuosi potevano essere affidati a un Coro come a un solista, per quanto lesecuzione corale fosse di norma maggioritaria, ed esclusiva per parteni e iporchemi. Sia, anche, perché nella produzione dei poeti abitualmente considerati corali non è infrequente riscontrare la presenza di composizioni destinate al canto a solo, come probabilmente le citarodie di Stesicoro e Ibico, i rispettivi paidiká (PMGF TB23(i)(a) e forse S151 e 288), gli encomi di Pindaro (frr. 118-*128 M.) e di Bacchilide (frr. *20-*21 M. = Enc. frr. 1-11 Ir.) e forse persino qualche epinicio, nonché una parte, sia pure minoritaria, della produzione di Corinna (che pure fu poetessa soprattutto corale: cf. PMG 655,1-5), se i riferimenti personali presenti in PMG 657 e 664 sembrano lasciarsi inquadrare meglio in un contesto monodico (ma non vi sono certezze, in merito). Tra i poeti prevalentemente corali dunque dopo Terpandro, che con Eumelo è uno dei primi esponenti pienamente storici(dopo figure semi-leggendarie come Orfeo, Marsia, Olimpo, Tamiri, etc.) della lirica corale vengono di norma raccolti in ordine cronologico i tre grandi delletà arcaica, Alcmane, Stesicoro e Ibico, e inoltre, insieme a Corinna, i tre grandi delletà tardoarcaica e classica, Simonide, Pindaro e Bacchilide.