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Libro

Greco IV

1. Letteratura greca dell’età arcaica

1.1. La poesia lirica, i generi, le forme, le occasioni e i contenuti

Con l'espressione letteratura greca arcaica ci si riferisce convenzionalmente a un periodo della produzione letteraria nell'Antica Grecia o nelle sue colonie che va dal decimo al sesto secolo avanti Cristo, scritta in greco antico.

La lirica riguarda tutta la poesia non epica: gli antichi ne distinguono il giambo (per l'uso del metro giambico), l'elegia (per l'uso dei distici elegiaci) e la melica (cantata). La lirica si suddivide inoltre in base al pubblico e all'occasione: corale per feste religiose ed agoni ginnici, monodica per solisti, soprattutto durante i simposi. Il simposio è il luogo politico in cui s'incontrano gli appartenenti ad un'eteria: è il momento in cui il pasto diventa una celebrazione formalizzata. Ma bisogna ricordare che tutta la poesia antica è d'occasione. Modi di resa della parola erano il parlato (poesia, dialogo nel dramma), il recitativo (epos, elegia, giambo) ed il canto (lirica monodica, dramma). I principali strumenti musicali erano a corda (phorminx per l'epos, kithàra, lyra, bárbiton per i simposi), a fiato (aúlos, sálpinx per scopi militari) e a percussione (týmpana, kýmbala).

Gli antichi avevano una sensibilità maggiore al contesto musicale: tanto è vero che questa era controllata giuridicamente. Oltre ai celebri autori di Lesbo, si ricorda Terpandro, a cui si deve l'introduzione della lira moderna a sette corde, il canto per occasioni conviviali in metro lirico, nonché l'invenzione dello scolio simposiale e del bárbiton, strumento per eccellenza del simposio. Altro personaggio è Arione, vissuto alla corte del tiranno Periandro, che introdusse il coro dei satiri, nonché grandi innovazioni nel ditirambo.

 

Poeti giambici (VII-VI secolo a.C.)

La poesia giambica era un tipo di poesia simposiale della Grecia arcaica nata intorno al VII secolo a.C., caratterizzata da turpiloquio, invettiva, osceno e ridicolo. Prende il suo nome dal metroche la caratterizza, il giambo appunto, caratterizzato da ritmo ascendente e rapido. L'inventore di questo genere di poesia è ritenuto unanimemente Archiloco di Paro, e i suoi maggiori esponenti sono Ipponatte di Efeso e Semonide.

Comunemente i giambi erano caratterizzati da argomenti e toni realistici e come detto il tratto specifico era l'attacco personale, l'irrisione, la derisione, l'invettiva. Essa tuttavia non è da vedere come un genere di poesia negativa, in quanto criticando certe cose, esorta a fare l'opposto. La poesia giambica si recitava in parakataloghè, la voce narrante era cioè accompagnata da uno strumento a corda o a fiato, senza arrivare al canto spiegato vero e proprio.

 

Lirica corale (VII-VI secolo a.C.)

Essa nasce presumibilmente in Ionia intorno all'VIII secolo a.C., infatti come per l'epica i suoi frammenti più arcaici databili intorno al VII secolo a.C. presentano una forma già raffinata. L'elegia greca si qualifica come il prodotto poetico di una classe nobiliare o aristocratica, nell'ambito del simposio, che nel VII secolo a.C. aveva una enorme importanza politica e sociale, implicando sia il confronto tra gli uguali che quello tra ospitanti e ospitati.

Certamente il contesto in cui l'elegia si sviluppa presuppone;

una stretta connessione con l'esecuzione orale, e dunque un costante riuso e comunicazione mnemonica e agonale,

il contesto del simposio, luogo di incontro aristocratico, privato e non legato ad esigenze di ritualità sacrale. In esso la componente di intrattenimento e di comunicazione impegnata erano inestricabilmente legate. Si aggiunga che l'elegia è dunque costantemente poesia d'occasione, connotata dunque dalle circostanze in cui viene recitata.

La natura dattilica dei suoi versi la connette direttamente alla poesia epica, ma gli argomenti cantati sono in realtà molto diversificati: esortazioni e ammonimenti nell'elegia guerriera di Callino e Tirteo, temi amorosi in Mimnermo, accenti sentenziosi e morali in Teognide, temi politici in Solone, temi civili in Semonide.

La presenza di temi guerreschi e politici destinati a una collettività ha sollevato il dubbio che l'elegia potesse essere connessa ad un contesto esecutivo diverso dal simposio. A Sparta è documentata la tradizione arcaica di recitazioni agonali di elegie di Tirteo nei συσσίτια (sissizi) o presso la tenda dei re durante le campagne belliche.