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Libro

Greco III

5. Ipponatte: la vita

5.1. La lingua e il metro

Delle opere di Ipponatte (forse divise in 2 libri) possediamo più di un centinaio di frammenti.

Il carattere scommatico o scoptico (ossia satirico e violentemente derisorio) della sua poesia ha, come in Archiloco, carattere personale, anche se, a differenza dell'altro, è più triviale e amaro; inoltre nelle sue opere il poeta si presenta spesso come miserabile, ma in realtà è più probabile il contrario: enfatizza la sua miseria e la sua rabbia perché un piglio aggressivo era convenzione del genere giambico, come anche tipica era l'invettiva contro gli dèi e in particolar modo contro Pluto, signore del denaro, perché si decidano a donargli un manto contro il freddo.

Il linguaggio di Ipponatte è ricco di colorite espressioni popolari, oltre a barbarismi e neologismi soprattutto ripresi dalle lingue frigia e lidia. È un linguaggio virulento ed estroso, che rispecchia anche l'attitudine del poeta stesso e che sarà assunto come emblema dai poeti alessandrini di età ellenistica per parlare di quotidianità o temi maggiormente osceni. Anche in questo caso, comunque, l'elemento popolaree i contenuti volgari vanno ricondotti alle convenzioni del genere giambico, che comportava norme e ruoli ben determinati, fra cui quello del miserabile intirizzito e morto di fame: un salutare correttivo alla vecchia immagine del poeta autobiograficamente pitocco che d'altra parte, analogamente ad Archiloco, non va allargata al riconoscimento dell'iomimetico-drammatico (per cui il poeta assume la mascheradi miserabile) fino a ridurre a invenzioni completamente fittizie le figurazioni e le vicende che affiorano nei frammenti, in particolare la contesa con lo scultore Bupalo e il fratello Atenide (contesa che Callimaco definirà come Boupaleios mache: battaglia contro Bupalo).

In molti frammenti si riscontra come Ipponatte si riveli un artista della narrativa oscena, ben più portato dello stesso Archiloco all'oscenità spregiudicata.

Tema , infine, molto presente di tutta la lirica greca arcaica, anche in Ipponatte ritroviamo il riuso del formulario epico, benché in questo poeta sia meno riscontrabile che in Archiloco. Non stupisce per i motivi sopraccitati se questo poeta, che aveva al suo arco tanto le frecce della finzione plebeo-satirica quanto quelle del lusus letterario, fosse considerato dagli antichi anche l'inventore del genere della parodia letteraria.

Fondamentale fu infine l'innovazione di Ipponatte nella riforma metrica, poiché egli fu il primo a modificare il trimetro giambico in coliambo o scazonte, cioè un trimetro zoppo che conferisce un'aritmia asimmetrica ben adatta alla satira. Secondo Aristarco di Samotracia, infatti, il terzo dei giambografi, dopo Archiloco e Semonide, è il primo poeta che utilizza il metro "scazonte", detto anche giambo zoppo: la differenza dal trimetro giambico sta nel fatto che nell'ultima sillaba invece di trovare un giambo troviamo uno spondeo.