Archiloco nacque alla fine dell'VIII secolo a.C. o nella prima metà del VII secolo a.C. (probabilmente intorno al 680 a.C.) nell'isola di Paro nelle Cicladi. Il padre era un nobile, Telesicle, mentre la madre, secondo una tradizione autoschediastica, era una schiava tracia di nome Enipò. Tale nome infatti è sicuramente fittizio, in quanto nato da un'assonanza con il sostantivo greco ἐνιπή, enipè (ingiuria), e dunque riconducibile alla sua attività di giambografo, così come l'origine servile nasce da una caratteristica diceria legata ai temi 'bassi' della sua produzione poetica.
Il nonno (o bisnonno), Tellis, alla fine dell'VIII secolo a.C. partecipò al trasferimento del culto di Demetra a Taso: per tale motivo Pausania, nel descrivere la Lesche degli Cnidi, a Delfi, ricorda che in essa Polignoto di Taso (V secolo a.C.) raffigurò anche lo stesso Tellis, posto accanto alla sacerdotessa Cleobea, fautrice dell'introduzione a Taso del culto di Demetra.
Archiloco visse probabilmente nel periodo che va dal 680 a.C. al 645 a.C. in quanto in un frammento viene menzionata un'eclissi di sole probabilmente avvenuta il 6 aprile 648 a.C., che sconvolse gli abitanti dell'Egeo e alla quale egli assistette mentre si trovava a Taso, una colonia di Paro. Ebbe vari fratelli e almeno una sorella, visto che in una sua famosa elegia si mostra rattristato per la perdita del cognato morto in mare in un naufragio.
Inoltre l'accenno alla distruzione di Magnesia al Meandro, avvenuta nel 652 a.C. e il sincronismo stabilito dagli storici antichi tra la sua attività poetica e il regno del lido Gige, lasciano pochi dubbi ai critici moderni.
In un altro componimento si lamenta della vita a Paro, invitando dei conoscenti a lasciarla, e sostiene che a trattenerlo nella vicina Nasso non basti né il dolce vino, né il suo vitto peschereccio. Giunse a Scarpanto e a Creta; verso Nord visitò l'Eubea, Lesbo, il Ponto. Si racconta che amò una fanciulla di Paro, di nome Neobule ("Oh, se potessi così toccar la mano di Neobule"), promessagli in sposa dal padre Licambe, che però poi negò il matrimonio. La tradizione vuole che nei propri versi avrebbe attaccato tanto pesantemente il padre della fanciulla da indurre lui e la figlia a impiccarsi. La storicità di tale episodio è assai dubbia, in quanto si tratta di un topos letterario assai ricorrente, presente anche in un altro poeta giambico, Ipponatte.
Come da lui stesso affermato in alcuni frammenti, si guadagnò da vivere facendo il soldato mercenarioː nella seconda metà del VII secolo a.C., infatti, durante il grande movimento di colonizzazione ellenica, i Pari colonizzarono a nord l'isola di Taso, ma dovettero sostenere lunghe lotte contro i barbari del continente e contro le colonie delle città rivali tra cui la vicina Nassoː Archiloco, figlio del fondatore della colonia tasia, combatté in tali guerre e ne cantò le vicende. La tradizione vuole che perse la vita in un combattimento contro Nasso, ucciso da un certo Calonda.