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Libro

Greco III

3. Esiodo: la vita

3.3. Opere e giorni

Teogonia

Si tratta del secondo poema epico della Grecia antica giuntoci interamente, dopo i due poemi omerici; è scritto in esametri dattilici, ma è di minore volume rispetto alle due opere precedenti. Esiodo qui tenta di dare ordine all'inestricabile sistema di racconti e dei personaggi divini della mitologia greca, partendo da un preciso punto storico di origine del cosmo, proseguendo fino alla vittoria dei 12 Olimpi contro i Titani nella titanomachia. Il poema cosmogonico inizia con un inno alle Muse che si avviano all'Olimpo, dove Esiodo fa un breve excursus della sua iniziazione come poeta, voluta per desiderio divino sul Monte Elicona; parte dunque il racconto delle origini degli dei, dove all'inizio non esisteva altro che il Caos, abisso senza fondo, da cui nacquero Gea (la Terra), il Tartaro e poi Eros. Qui Esiodo segue la mitologia dell'orfismo, dove Gea per partenogenesi dà vita a Urano (il Cielo) e ad altri elementi naturali. Urano e Gea si uniscono generando i Titani (Oceano, Rea, Mnemosine e Crono) assieme alle razze mostruose dei Ciclopi e degli Ecatonchiri. Urano odia i figli e li trattiene nel ventre della madre, che però istiga l'ultimo nato Crono a vendicarsi del padre evirandolo. Dalle gocce del suo sangue cadute sulla terra nascono le Erinni, i Giganti e le Ninfe melie, mentre dai genitali caduti in mare si forma una spuma da cui nasce Afrodite.

La seconda parte del poema vede il racconto centrale di Prometeo, il portatore del fuoco all'umanità. Alcune premesse di Esiodo raccontano tuttavia la creazione dei 12 Olimpi mediante l'unione di Crono e della sorella Rea, da cui nacquero i grandi dei dell'Olimpo. Crono, venendo a conoscenza del fatto che sarebbe stato spodestato dai figli, li mangiò tranne Zeus, che fu sostituito infante dalla madre con una pietra. Cresciuto in segreto, Zeus maturò e tornò a spodestare Crono minacciandolo, facendogli vomitare tutti i fratelli e sorelle, e mandandolo in esilio nell'Isola dei Beati; di qui si passa alla vicenda di Prometeo, uno dei titani, fratello dello stolto Epimeteo, il quale creò l'uomo a sua somiglianza. Zeus allora concesse dei doni da dare sia agli uomini che agli animali per sopravvivere sulla Terra, creata da Zeus; ma Epimeteo si dimenticò nella distribuzione dell'uomo, lasciandolo al freddo e senza capacità di sopravvivenza. Prometeo allora provvide a prendere una parte del fuoco sacro di Zeus, affinché l'uomo potesse riscaldarsi, fabbricare utensili e cuocerci il cibo, ma Zeus lo punì incatenandolo a una roccia di montagna, ponendo il supplizio eterno di un'aquila che giunge a mangiargli il fegato, salvo poi tornare il dì successivo, quando il fegato ricresceva la notte.

Un secondo excursus esiodeo narra di come Prometeo fu già perdonato da Zeus per il furto delle carni di un sacrificio agli Dei, sostituito con delle ossa e del grasso per riuscire a sfamare l'uomo. Allora Zeus creò una donna umana, Pandora, dandola in sposa ad Epimeteo, con il compito di conservare un prezioso vaso, senza che costei lo aprisse. Pandora però non aveva resistito alla curiosità e lo scoperchiò, facendo dilagare nel mondo tutti i mali possibili, e da qui la sciagura dell'uomo e degli animali.

L'ultimo blocco narrativo descrive la "Titanomachia", ossia la guerra sanguinosa tra Dei e Titani per il governo dell'Olimpo, con la vittoria finale degli Dei.

Le opere e i giorni

Si tratta del primo poema didascalico giuntoci integro dalla Grecia antica, composto sempre in esametri. L'opera riguarda , nella prima parte, la vicenda personale del poeta quando in una causa giudiziaria contro il fratello Perse perdette l'eredità paterna. Tale cornice narrativa serve a Esiodo per discutere del tema del lavoro nella società greca arcaica, descrivendo al fratello come esistano due forme di "contesa", quella buona e quella cattiva. L'ultima genera lotte e guerre per il potere, mentre l'altra induce gli uomini a mettersi sotto e a migliorarsi nelle competizioni. Perse dovrebbe migliorare anziché pensare di rubare il terreno del padre con la complicità di magistrati corrotti, poiché il lavoro in generale e anche quello terreno è una condizione imposta dagli Dei; come l'esempio della fatica di Prometeo, o la catastrofe del vaso di Pandora. Da qui Esiodo traccia un universo immaginario in cui distingue ben 5 età dell'uomo, dalle origini quando egli era felice, senza bisogno di lavorare, poi andando sempre più avanti in decadenza, verso le condizioni più tristi. Il periodo primario per eccellenza è l'Età dell'Oro, seguita poi dall'età dell'Argento, quella degli eroi, poi l'Età del Bronzo e infine l'Età del Ferro, quella contemporanea a Esiodo. Seguendo le forme di virtù e civiltà del passato eroico dei Greci, Esiodo confida in un possibile ritorno di calma spirituale all'Età dell'Oro, dato che Zeus ha dotato gli uomini del concetto di "giustizia".

Nel blocco dei "Giorni", Esiodo descrive i vari cicli delle stagioni e dei relativi lavori di campagna, fornendo la descrizione del buon cittadino lavoratore, piccolo imprenditore agricolo che sa coltivare e amare la sua terra, e amministrare anche l'ordine nella famiglia.

 

Il catalogo delle donne

L'opera è nota anche come Eoie o Eee, il poema è diviso in 5 libri e si concentra, come nella Teogonia, sulle figure femminili che hanno popolato l'universo degli Dei, con cui spesso e volentieri era unito Zeus, generando semidei e uomini mortali dotati di speciali virtù e abilità. In alternanza con questo tema, Esiodo ripercorre in maniera più approfondita le Cinque Età: Zeus volle terminare la gloriosa Età dell'Oro con un grande diluvio, e iniziò il periodo argenteo degli eroi, dei quali sono ricordati i capostipiti Doro, Eolo e Xuto. Nel secondo libro è raccontata la vicenda di Io, rapita da Zeus da cui ebbe Epafo, dalla cui stirpe nascerà Danao, punita per questo da Era, che la trasformò in vacca; dal ratto di Europa, sorella di Danao furono generati Radamante, Sarpedonte e Minosse. Di quest'ultimo la discendenza di Pelasgo, di cui si parla nel terzo libro. Negli ultimi libri si parla delle genealogie degli Atlantidi, di Atreo, padre di Agamennone e di Alcmena, madre di Eracle, per poi concludersi con la figura di Elena, il cui rapimento fece scaturire la guerra di Troia.