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Libro

Italiano II [PROGRAMMA]

2. IL GENERE NARRATIVO

 

La narrativa è una forma di organizzazione del discorso umano che nella comunicazione di proprie conoscenze sceglie di raccontare, invece di rappresentare il mondo in altro modo. In questo senso la prima distinzione, posta da Aristotele, è quella tra narrazione (dove si assume la prima persona o più personalità e conseguenti punti di vista) e drammaturgia, dove diventano narratori i personaggi stessi, nelle loro parole e azioni, senza alcun commento esterno. Questa "qualità" del discorso, in teoria della letteratura viene indicata con il termine di diegesi, in quanto complementare e distinto da mimesi.
Tutto ciò che comunica avvenimenti e trasformazioni le è specifico, almeno secondo un'altra distinzione centrale, quella tra narrazione e descrizione. A qualcosa di questo tipo fa riferimento anche la distinzione platonica tra mythos e logos.
Davanti a una narrazione, in forma verbale o in altra forma, chi ascolta, guarda o legge un racconto non fa che ripetere mentalmente il contenuto del racconto stesso, in qualche modo facendone un sommario mentale che mette in ordine gli eventi narrati come successivi (o contemporanei), trasferendo il campo semantico all'interno di un sistema di azioni e funzioni che svolgono i personaggi del racconto (compreso il narratore).
I formalisti russi, in particolare Boris Tomaševskij, hanno studiato le connessioni causali-temporali tra gli avvenimenti, mentre Vladimir Propp ha organizzato uno schema di funzioni che interpreta questi avvenimenti in relazione ai personaggi, centrando lo svolgimento delle vicende narrate sulla trasformazione del personaggio stesso. Partendo dagli studi di Émile Benveniste si è poi fatta la distinzione tra storia (oggetto della narrazione) e discorso (modo in cui la narrazione presenta gli avvenimenti). La narratologia ha quindi spiegato come queste due categorie entrano in correlazione, come le azioni possono essere distinte tra post hoc e propter hoc (ovvero come sono legate da successione più o meno coerente ma in fondo sempre casuale o consequenzialità delle azioni stesse).
Un testo di narrativa è una comunicazione e, in quanto tale, crea aspettative, conferme, tradimenti di attese, passaggio di informazioni tra un autore e un lettore (incluso un lettore modello, ossia quel che si immagina l'autore come proprio lettore). L'autore sceglie dunque gli eventi che considera "necessari" e "sufficienti" a mettere in azione la continuità del discorso narrativo e l'evoluzione del racconto, lasciando in sospeso, riprendendo, rimandando al senso comune, saltando, aggiungendo o levando verosimiglianza, parafrasando o dilungandosi secondo una strategia che vuol tenere più o meno legata (e paradossalmente in certe avanguardie anche respingere) l'attenzione del lettore.
Quindi la narrativa ha gradi diversi di plausibilità, usa dosi diverse di suspense e di sorpresa, sancisce o esplora tipi di assertività variabilissime, con una gamma tra semplicità e sofisticazione assai vasta.