Il proemio
Una delle versioni più note del proemio è quella di Vincenzo Monti, benché ne esistano di maggiormente fedeli all'originale:
«Cantami, o diva, del Pelìde Achille
l'ira funesta che infiniti addusse
lutti agli Achei, molte anzi tempo all'Orco
generose travolse alme d'eroi,
e di cani e d'augelli orrido pasto
lor salme abbandonò (così di Giove
l'alto consiglio s'adempia), da quando
primamente disgiunse aspra contesa
il re de' prodi Atride e il divo Achille.»
Ira di Achille (canti I-VIII)
Canto I: Inizialmente i greci hanno la meglio sui troiani, però la guerra si dilunga per nove anni. Il re Agamennone litiga con il Pelide Achille per il possesso di una schiava di nome Briseide e così l'eroe, offeso, decide di non combattere più e si allontana dal campo.
Canto II: Tersite, guerriero acheo, brutto e storpio, non perde mai l'occasione per sbeffeggiare tutti e ridicolizzare i loro vizi e falsi onori, attribuendoli a dei mostri anziché a dei valorosi soldati pieni di virtù. Le sue invettive non verranno ascoltate, anzi verrà punito dal guerriero Odisseo (Ulisse per i romani). Ma, sebbene Agamennone pensi di poter vincere lo stesso, anche senza l'intervento di Achille, scoprirà di sbagliare. Nella notte dopo lo scontro con Achille, il re decide di ritornare in Grecia con i guerrieri, ma Odisseo lo impedisce, ricordando il valore degli eroi e le previsioni dell'indovino Calcante.
Canto III: Infatti gli scontri vengono aboliti da Agamennone e da Ettore in quanto Paride decide di sfidare a duello Menelao (lo sposo tradito), cosicché si possa decidere la vittoria per il sopravvissuto.
Canto IV: Dopo il primo duello tra il pusillanime Paride e il forte e corpulento Menelao (terminato senza la vittoria di nessuno, giacché Paride, trovandosi in difficoltà, scappa via, salvato da Afrodite), l'esercito greco si trova a fronteggiare la possente armata di Ettore, principe di Troia, e ad arretrare paurosamente verso le navi in spiaggia.
Nel frattempo scendono in campo anche gli dei, divisi gli uni per i greci e gli altri per i troiani.
Canto V: Diomede viene protetto da Atena, e fa strage di troiani, poi insegue l'eroe Enea che viene protetto da Afrodite. La dea è ferita e così fugge sull'Olimpo. Atena ed Era intervengono nella battaglia e Diomede ferisce Ares, dio della guerra.
Canto VI: Ettore rientra vincente a Troia e trova la moglie Andromaca alle Porte Scee con il bambino Astianatte. La donna invita Ettore a non combattere più e a rimanere accanto a lei, per dare futuro alla famiglia. Ettore risponde che è più vergognoso rimanere a pensare alla famiglia, venendo ricordato come codardo, che morire combattendo.
Canto VII: Ettore decide di proporre un secondo duello per stabilire la definitiva vittoria: lui contro Aiace Telamonio. I due però si fermano quando giunge la notte.
I greci allora scavano una fossa per difendere le navi.
Canto VIII: Ettore attacca all'alba e i greci sono respinti fino alle navi.
Ambasciata ad Achille (canto IX)
La Grecia avrebbe bisogno che Achille tornasse a combattere facendo riacquistare il buon umore ai soldati demoralizzati, ma l'eroe di Ftia ha deciso, e nemmeno Patroclo può fargli cambiare idea.
Dolonía: imprese di Odisseo e Diomede (canto X)
Intanto l'esercito greco continua a subire perdite sempre più pesanti e accade anche che l'esercito di Ettore arriva a sfiorare le navi nemiche, cercando di bruciarle. Ulisse e Diomede sono mandati da Agamennone in ricognizione, e catturano Dolone, un troiano, che verrà poi decapitato. I due greci quindi sgozzano il re di Tracia Reso, sorpreso nel sonno, che era appena arrivato in soccorso dei troiani.
Ripresa della guerra e morte di Patroclo (canti XI-XVII)
Canto XI: nella terza grande battaglia, il vecchio acheo Nestore manda in ricognizione Patroclo, e lo convince a persuadere Achille a riprendere le armi, oppure a imbracciarle lui stesso per dare coraggio ai greci.
Canto XII: Ettore distrugge le mura delle navi greche, e cerca di bruciarle.
Canti XIII-XIV-XV: Zeus non permette che gli dei intervengano in guerra, e così sua moglie Era, che favorisce i greci, prende la cintura magica di Afrodite per sedurre Zeus e poi addormentarlo con un sonnifero. Zeus viene ingannato e quando si risveglia vede i greci vittoriosi. Si arrabbia con la moglie e le rinfaccia la storia della battaglia dei giganti sull'Olimpo, capitanati da Era, per spodestarlo e il giorno in cui si liberò e punì severamente la regina degli dei.
Canto XVI: in un ennesimo scontro, dopo tanti duelli falliti per ristabilire la pace, il valoroso Patroclo, imbracciate le armi di Achille per far riacquistare vigore alle truppe, muore in duello per mano di Ettore. Il principe di Troia inizialmente trionfa, ma dentro di sé sa bene che presto finirà i suoi giorni di vita colpito dalla mano che non perdona di Achille.
Canto XVII: Menelao e Aiace combattono per salvare il corpo di Patroclo.
Furia di Achille e morte di Ettore (canti XVIII-XXII)
Canto XVIII: Antiloco, figlio di Nestore, annuncia ad Achille la morte di Patroclo suo amico e il Pelide impazzisce per poi dichiarare alla madre Teti di volere nuove armi per saccheggiare Troia.
La ninfa si reca nella fucina di Efesto, dio zoppo, che crea uno scudo stupefacente assieme a nuove armi.
Canto XIX: Achille si riappacifica con Agamennone e dichiara in assemblea che tornerà a combattere. Si fa preparare il carro con i prodigiosi cavalli Balio e Xanto. Quest'ultimo che parla gli predice la morte.
Canto XX: sull'Olimpo Zeus dichiara la sua neutralità e fornisce agli dei le indicazioni per combattere. Col suo carro guidato da Automedonte che tiene le redini dei cavalli divini Balio e Xanto, Achille uccide tutti i nemici che incontra e fa infuriare sia alcuni dei dell'Olimpo sia il magico fiume Scamandro, ma il figlio di Peleo non si ferma, perché cerca Ettore.
Canto XXI: Achille fa un'altra strage di nemici, i cui corpi verranno da lui gettati nello Scamandro.
Canto XXII: Ettore, comprendendo il pericolo per i soldati della sua città, decide di sacrificarsi scendendo in campo e sfidando l'eroe a duello. Achille non perde l'occasione e insegue Ettore il quale, come si è detto, ha già il destino segnato. Infatti, trafitto e stramazzato a terra, il suo corpo viene legato per i piedi con una corda legata al retro del carro di Achille e trascinato in campo acheo.
Dialogo con Priamo e fine dell'ira di Achille (canti XXIII-XXIV)
Canto XXIII: Achille mutila il corpo di Ettore e uccide alcuni prigionieri troiani sulla pira di Patroclo, che poi viene bruciata. Seguono dodici giorni di lutto in cui i greci gareggiano ai giochi funebri.
Canto XXIV: il vecchio re Priamo per volere degli dei si reca nella tenda di Achille e, baciandogli le mani, lo supplica di lasciargli ricondurre in città il cadavere straziato di suo figlio per dargli i degni onori. Achille rifiuta, ma Priamo gli ricorda il buon carattere e la virtù famosa del padre Peleo, dopodiché Achille scoppia in singhiozzi e, confortando il suo ospite, gli concede di riprendersi suo figlio Ettore. L'Iliade si conclude con i funerali per il grande Ettore.