Il vaso del Dípylon o anfora del Dípylon è un'anfora greca, prototipo dello stile tardo geometrico, ritrovata nella necropoli ateniese del Dipylon e datata al 750 a.C. circa. È considerato il capolavoro del Maestro del Dipylon ed è conservato nel Museo archeologico nazionale di Atene.
L'anfora era destinata ad essere usata come séma (plur. sémata), ovvero come "segnale" per la sepoltura di una nobile donna ateniese appartenente ad una famiglia importante che poté permettersi di commissionare il primo vaso funerario dotato di simili dimensioni monumentali. Il vaso, che poteva ricevere le libagioni versate dalle persone in lutto, aveva funzione essenzialmente commemorativa e funeraria: era ad un tempo il segno della tomba della nobildonna e un monumento alla sua memoria. Il tipo di vaso era determinato dalla tradizione: nel secolo precedente, quando gli ateniesi usavano cremare i loro morti, per le ceneri delle donne si usavano le anfore, per quelle degli uomini i crateri.
La coppa di Nestore è un reperto archeologico rinvenuto nella necropoli di San Montano a Lacco Ameno, sull'isola d'Ischia, dall'archeologo tedesco Giorgio Buchner.
L'iscrizione che si trova sul vaso, databile intorno all'ultimo venticinquennio dell'VIII secolo a.C., costituisce uno dei più antichi esempi di scrittura alfabetica.
La coppa è una kotyle, ossia una tazza piccola, larga non più di 10 cm, di uso quotidiano, decorata a motivi geometrici. Fu importata nella colonia greca di Pithekoussai, l'odierna Ischia, da Rodi, secondo alcuni insieme ad una partita di vasi contenenti preziosi unguenti orientali, e portata alla luce nel 1955 dagli archeologi Giorgio Buchner e Carlo Ferdinando Russo. Faceva parte del ricco corredo funebre appartenente alla tomba di un fanciullo di appena dieci anni. La coppa reca inciso su di un lato in alfabeto euboico in direzione retrograda, ossia da destra verso sinistra, come nella consuetudine fenicia, un epigramma formato da tre versi, il primo con metro giambico e il secondo e terzo perfetti esametri dattilici, che allude alla famosa coppa descritta nell'Iliade di Omero