Si possono utilizzare esempi dal greco antico, giacché questa è la lingua che meglio connota l'aspetto verbale (in greco il valore temporale è subordinato a quello aspettuale, ad eccezione dell'indicativo). Ad esempio:
il presente τρέχομεν (tréchomen, corriamo) implica un'azione durativa, intendendo stiamo correndo, continuiamo a correre.
l'aoristo ἔπεσε (épese, cadde) noi lo riterremmo solo un'azione passata ma il suo valore è quello di un'azione svoltasi e finita nel medesimo istante, vista come un punto sulla linea temporale e collocata nel passato per la presenza dell'aumento (ἐ-) che pone l'azione nel passato. L'aumento è caratteristico del modo indicativo; tutti gli altri modi (congiuntivo, ottativo, imperativo, participio, infinito), non portando l'aumento, non hanno connotazione temporale ed esprimono quindi solo il valore aspettuale.
il perfetto γεγράφασι (gegráphasi, hanno scritto) indica un'azione compiuta il cui esito permane nel tempo, non indicando necessariamente solo un'azione passata: ad esempio il perfetto κέκτημαι (kéktēmai, ho acquistato) acquista un senso resultativo che influisce sulla resa in italiano, dovendosi tradurre posseggo (posseggo poiché ho acquistato).
Riassumendo:
Presente: aspetto continuo o durativo
Aoristo: aspetto momentaneo o puntuale
Perfetto: aspetto compiuto o resultativo
Il futuro è l'unico tempo che non esprime l'aspetto verbale, ma soltanto la nozione temporale di posteriorità.