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Libro

Italiano IV [PROGRAMMA]

23. GIUSEPPE PARINI

alGiuseppe Parini, nato Giuseppe Parino (Bosisio, 23 maggio 1729Milano, 15 agosto 1799), è stato un poeta e abate italiano. Membro dell'Accademia dei Trasformati, fu uno dei massimi esponenti del Neoclassicismo e dell'Illuminismo in Italia. Ultimogenito di Francesco Maria, un modesto mercante di stoffe, e di Angiola Maria Caspani, Giuseppe Parini si formò, inizialmente, presso i sacerdoti del suo paese natio per poi studiare presso le scuole di S. Alessandro (o Arcimbolde), tenute dai barnabiti, dove fu ospite della prozia Anna Maria Parini vedova Latuada che si addossò le spese per l'educazione del pronipote solo se questi avesse deciso di prendere gli ordini sacerdotali. Nel 1753, dopo la pubblicazione della raccolta Alcune poesie di Ripano Eupilino, il giovane poeta poté essere accolto nell'Accademia dei Trasformati che si radunava in casa del conte Giuseppe Maria Imbonati ed era formata dal meglio dei rappresentanti della cultura milanese, dove troverà amici e protettori. La Milano in cui il giovane chierico si sta affacciando è pervasa da un rinnovato senso della bellezza e del dialogo, serena finalmente dopo le varie guerre di successione l'ultima delle quali, quella austriaca, pose Milano definitivamente nell'orbita dell'Impero Asburgico, dando inizio a un periodo di prosperità e di pace. 
Dopo aver compiuto a Lodi gli studi ecclesiastici, il giovane Parini fu ordinato sacerdote il 14 giugno del 1754, decisione presa principalmente per poter entrare in possesso dell'eredità della prozia. Nonostante le risorse economiche ereditate dall'anziana parente, esse risultarono troppo scarse per farlo vivere in modo dignitoso, costringendo il giovane chierico a richiedere l'aiuto del canonico Agudio e poi dell'abate Soresi che lo sosterrà nell'entrare al servizio del duca Gabrio Serbelloni come precettore del figlio Gian Galeazzo. L'incarico di aio del giovane Serbelloni occuperà Parini fino al 1760, ma questi continuerà a risiedere a Palazzo Serbelloni, senza rivestire un ruolo particolare, soprattutto per il volere dell'autorevole padrona di casa, la duchessa Maria Vittoria Ottoboni Boncompagni. Il servizio a casa Serbelloni durò, dunque, dal 1754 fino al 1762 e, pur non dandogli la sicurezza economica tanto desiderata, lo mise a contatto con persone di elevata condizione sociale e di idee aperte, a partire dalla duchessa Vittoria che leggeva Rousseau e Buffon, al padre Soresi che sosteneva con ardore le riforme in campo scolastico, al medico di casa, Giuseppe Cicognini - in seguito direttore della facoltà di medicina di Milano - che sosteneva il dovere morale ad allargare le cure anche a coloro che per pregiudizio avevano mali considerati effetto di colpa. Intanto in casa Serbelloni il Parini osservò la vita della nobiltà in tutti i suoi aspetti ed ebbe modo di assorbire e rielaborare alcune nuove idee che arrivavano dalla Francia di Voltaire, Montesquieu, Rousseau, Condillac e dell'Encyclopédie, che influenzarono gli scritti di questo periodo al quale risalgono, tra gli altri, il Dialogo sopra la nobiltà(1757), le odi La vita rustica (che sarà pubblicata solamente nel 1790 nelle Rime degli arcadi con lo pseudonimo di Darisbo Elidonio), La salubrità dell'aria (1759), che affronta come la precedente l'opposizione città-campagna ma con uno stile completamente nuovo, e La impostura (1761). Sempre in questo periodo scrisse, per i Trasformati, una polemica letteraria contro i Pregiudizi delle umane lettere (1756) del padre Alessandro Bandiera con il titolo Due lettere intorno al libro intitolato "I pregiudizi delle umane lettere" e nel 1760 una nuova polemica letteraria contro i "Dialoghi della lingua toscana" del padre barnabita Onofrio Branda. Nell'ottobre del 1762, per aver difeso la figlia del compositore e maestro di musica Giovanni Battista Sammartini che era stata schiaffeggiata dalla duchessa in uno scatto d'ira, fu licenziato. Abbandonata casa Serbelloni, venne presto accolto dagli Imbonati come precettore del giovane Carlo al quale il poeta dedicherà, nel 1764, l'ode L’educazione.