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Libro

Italiano IV [PROGRAMMA]

20. ILLUMINISMO E LETTERATURA

20.2. L’opera comica

L'opera comica è un macrogenere operistico di natura leggera o comica, solitamente a lieto fine, sviluppatosi a Napoli con la scuola musicale locale nel corso del XVIII secolo. L'opera comica si pone in alternativa all'opera di argomento tragico o drammatico, ovvero l'opera seria. Diffusasi successivamente a Venezia e poi nel resto d'Italia, venne presto adottata anche in Francia, dove venne detta opéra-comique e quindi operetta francese, di cui Jacques Offenbach fu uno dei maggiori esponenti. Nel tardo XVII secolo, delle opere leggere con argomento buffo vennero offerte al pubblico in alternativa alla classica opera seria basata su argomenti mitologici. Il precursore di questo tipo di opera fu Alessandro Stradella con l'opera Trespolo tutore del 1677. L'opera aveva un impianto farsesco e le caratteri ridicoli di Trespolo e Despina sono i prototipi di quelli che si incontreranno più tardi nell'opera buffa. La forma comica inizia a svilupparsi a Napoli con l'opera Il trionfo dell'onore di Alessandro Scarlatti del 1718. Iniziato su libretto in lingua napoletana, il genere venne presto italianizzato con le opere di Scarlatti, Pergolesi (La serva padrona, 1733), Piccinni (La Cecchina, 1760), Paisiello (Nina, 1789), Cimarosa (Il matrimonio segreto, 1792), e quindi le grandi opere comiche di Mozart e, più tardi, di Rossini e Donizetti. Il "macrogenere" comico, comprendeva diversi generi: l'intermezzo, l'opera buffa, il dramma giocoso e il dramma semiserio. In un primo tempo le opere comiche venivano rappresentate come intermezzo fra gli atti delle opere serie, quindi di durata ridotta, per lo più dialettali e dalla composizione semplice. Nel 1749, tredici anni dopo la morte di Pergolesi, la sua opera intermezzo La serva padrona spopolò in Italia e Francia ottenendo l'encomio di grandi personalità come Jean-Jacques Rousseau. Tuttavia se da un lato si creò il filone di seguaci e di consensienti al nuovo genere operistico, dall'altro, proprio in Francia, nacque il filone di oppositori. La controversia musicale prese il nome di querelle des Bouffons (querelle dei buffoni). Quando poi il genere prese più consistenza, riscontrando anche un notevole successo di pubblico, l'opera comica napoletana allora iniziò a contrapporsi a tutti gli effetti a quella seria. A quel punto l'opera comica si sviluppò in maniera indipendente e divenne presto il genere più popolare di rappresentazione teatrale in Italia fra il 1750 e il 1800. Nacque perciò l'opera buffa. Nel 1760, Niccolò Piccinni scrisse la musica per La Cecchina su testo di Carlo Goldoni. Il testo era basato sul romanzo popolare inglese Pamela o la virtù ricompensata di Samuel Richardson  del 1740. Molti anni più tardi, Verdi disse de La Cecchina:

«[...] fu la prima Opera comica italiana; e c'è da dire che era assolutamente completa: era in italiano e non in dialetto; non era un semplice intermezzo, ma aveva una sua storia ben definita come opera indipendente; era una storia amata dal pubblico; aveva situazioni e sfumature molto varie; musicalmente aveva delle belle melodie, ben congegnati interventi orchestrali e una ouverture a se stante»

Il genere si sviluppò ulteriormente e assunta la sua concreta dimensione e trovato il suo definitivo spazio in teatro, nel XIX secolo, lo stile comico confluì nella definizione di opera buffa.