La ricerca globale non è abilitata
Vai al contenuto principale
Libro

Italiano IV [PROGRAMMA]

13. LETTERATURA E CONTRORIFORMA

La grande fioritura letteraria rinascimentale si svolse soprattutto nei primi decenni del Cinquecento e si può considerare sostanzialmente conclusa all'inizio del pontificato di Paolo IV (1555). Le forme rinascimentali andarono esaurendosi negli ultimi decenni del secolo, quando una lenta trasformazione condusse alle soglie della nuova civiltà barocca del XVII secolo. Questi decenni furono dominati dalla Controriforma cattolica, che influenzò tutte le attività pratiche e anche la cultura. L'età compresa tra il 1559 e il 1690 è inoltre caratterizzata dalla società di Ancien Régime ("antico regime"), che vede l'affermazione delle grandi monarchie assolute. Le strutture economiche e sociali diventano sempre più rigide, vengono attivati durissimi meccanismi di repressione del dissenso e si accentua il processo della rifeudalizzazione. La società torna così a essere divisa in tre classi, detti "stati", senza però conservarne gli antichi equilibri: la borghesia, infatti, viene inquadrata nel terzo stato, in una posizione nettamente subalterna rispetto alle prime due, cioè nobiltà e clero. A modificare il contesto intervengono anche le scoperte geografiche e le innovazioni tecniche, che hanno conseguenze sui commerci, sulle vie di comunicazione, sui rapporti tra gli uomini e su quello tra uomo e natura. Per finire, le scoperte scientifiche impongono un'immagine dell'universo, aperta e dinamica. Dopo il concilio di Trento (1545-1563), che porta a una sistemazione del contenuto dogmatico e della disciplina della sua gerarchia, la Chiesa si volge sia alla conquista missionaria dei territori extraeuropei, sia al tentativo di ridestare nell'Europa cattolica il rigore morale e religioso. L'opera di difesa e restaurazione, definita con il termine di Controriforma, si rivela essenzialmente conservatrice. La Chiesa, timorosa del pericolo incombente della Riforma, cerca di imporre una nuova severità di costumi e di frenare ogni manifestazione di libero pensiero, imponendo un'ortodossia rigorosa, ricorrendo al tribunale dell'Inquisizione (che viene riorganizzato nel cosiddetto Santo Uffizio) e all'appoggio del potere politico. Un doppio autoritarismo, religioso e politico, grava per molti decenni sull'Europa, segnando il temporaneo declino dello spirito di tolleranza, di libera e spregiudicata ricerca che era stata la manifestazione più significativa della civiltà rinascimentale. La difesa della Chiesa dall'attacco della Riforma non interessa solo gli aspetti dogmatici, ma anche quelli istituzionali legati al potere temporale. Il papato si impegna a tutelare le strutture organizzative che si erano formate tra la fine del Quattrocento e l'inizio del Cinquecento, perseguendo sempre più progetti ambiziosi. Lo Stato della Chiesa diventa anch'esso una monarchia assoluta e centralizzata, appoggiando al supporto della potenza spagnola. La stessa città di Roma nel corso del Seicento cambierà volto grazie alla realizzazione di meravigliose opere d'arte, commissionate allo scopo di rafforzare la fede della masse e dare lustro al potere del papa. In Italia gli uomini di cultura si piegarono, generalmente, alle esigenze della Controriforma, molto spesso per convenienza. La Chiesa cercò di conciliarsi con la cultura umanistica, inquadrandola in una solida visione religiosa, come aveva cercato di fare anche nel passato. In realtà, la civiltà rinascimentale italiana aveva ormai perso la sua creatività e si stava adagiando in uno stanco ideale di decoro formale. Ogni autentico interesse ed entusiasmo erano ormai tramontati e anche l'arte da sorgente viva della coscienza si cristallizzava in un classicismo formale, fondato su una minuta, e pedante precettistica. La letteratura era ormai legata all'accademia, cioè a una ristretta minoranza intellettuale, che non era riuscita a diffondere gli ideali rinascimentali. Si veniva così a sancire il trionfo della forma sul contenuto, dell'eleganza raffinata sulla realtà. Si suole definire la produzione di questa seconda metà del XVI secolo con il termine di Manierismo, desunto dalle arti figurative. Il risveglio religioso voluto dalla Chiesa si attua solo parzialmente e, d'altra parte, le limitazioni imposte alla libertà di pensiero impediscono la realizzazione di un intimo rinnovamento. Peraltro, la rinnovata religiosità riporta nelle coscienze il senso del peccato e del limite umano. Un senso di insicurezza e di fragilità domina ormai la nuova visione dell'uomo, che si sentiva soggetto al flusso alterno e cieco della sorte. Tale concezione, già presente in Guicciardini, si approfondisce drammaticamente in Tasso, per poi trapassare nella civiltà barocca del Seicento. La letteratura di questo periodo è caratterizzata in primo luogo da un'estrema e raffinata elaborazione formale, accompagnata da accanite discussioni teoriche sulla poesia, spesso fini a se stesse. Venne meno la fiducia rinascimentale nelle lettere, e l'interesse per le opere degli antichi degenerò fino a cristallizzarsi in un classicismo puramente precettistico. Altro elemento essenziale e anch'esso contraddittorio è il proposito moraleggiante, in ossequio alla Controriforma, unito alla preoccupazione del parlare ortodosso. Si tratta però, quasi sempre di un ossequio esteriore: prevale, in realtà, un'ispirazione sensuale sotto il conformismo di spiriti inclini all'ipocrisia e al compromesso. In generale si diffonde un senso di fallimento e di stanchezza. Le modalità espressive del Manierismo concedono allo scrittore la possibilità di esprimersi più liberamente, non dovendo più seguire quell'ossessione per la misura, che inevitabilmente restringeva i limiti dell'invenzione artistica. Nelle opere si respira un sentimento di irrequietezza. Il dettaglio diveniva l'oggetto principale dell'opera. È come se esaurite le possibilità artistiche, l'uomo non potesse che rifugiarsi nella foga del dettaglio insignificante, nel mancato desiderio di un progetto grandioso. Ma non è una resa incondizionata, piuttosto è una rincorsa caotica e affannata al dettaglio, al bizzarro, all' inusuale, una sorta di caccia al significato. È un periodo di crisi, specialmente per l'Italia, che, al di là della corte papale vive il suo distacco dalla storia. È il senso di crisi, quasi di stanchezza, che spinge l'uomo verso questa dimensione di profondo disequilibrio, a cavallo tra la misura ancora classica del Rinascimento e la stravaganza del Barocco. In Torquato Tasso (1544–1595), il dissidio culturale e letterario di quest'età assunse un più profondo e drammatico carattere interiore. Nel filosofo e poeta Giordano Bruno (1548- 1600) la crisi del pensiero rinascimentale si risolse nella ricerca di una nuova sistemazione filosofica anti-aristotelica, nell'affermazione della libertà di pensiero ed in una rivolta al conformismo che gli costarono la vita. Un altro autore considerato manierista è Battista Guarini, la cui più famosa opera poetica, la tragicommedia Il pastor fido, è seguita e preceduta da un'ampia ricognizione intorno al valore dei generi letterari. Il movimento barocco sorse alla fine del XVI secolo e finì intorno alla metà del XVII. Benché legato sin dall'inizio alla Controriforma, il movimento letterario barocco ebbe una sfera d'influenza più ampia, che si estese anche alla cultura protestante. Tra i rappresentanti protestanti della letteratura barocca si distinguono autori come Théodore Agrippa d'Aubigné Jean de Sponde e Théophile de Viau. In Spagna, la corrente barocca è rappresentata, tra gli altri, da Pedro Calderón de la Barca e Lope de Vega. Andreas Gryphius e Martin Opitz furono i più celebri rappresentanti del barocco in Germania, mentre in Italia godette di enorme fama il poeta Giambattista Marino (che dette avvio alla corrente del marinismo). In Inghilterra, si trova un'importante impronta barocca nell'eufeismo ma anche in alcune opere di William Shakespeare, sia sul piano tematico che formale. Il barocco emerse in un periodo di crisi (caratterizzato dalle guerre di religione) e si svolse in un'epoca trasformata da grandi scoperte geografiche (le Americhe) e dal progresso tecnico. Quest'epoca fu anche sconvolta dalle nuove scoperte scientifiche, a partire da quelle di Niccolò Copernico e Galileo, che dimostrano che la terra non è al centro dell'universo. Il movimento barocco si oppone al classicismo. Per utilizzare concetti nicciani, il barocco potrebbe essere paragonato ad un moto "dionisiaco" (legato all'instabilità, all'eccesso, ai sensi e alla follia), opposto al movimento "apollineo" (legato alla razionalità, all'intelletto, all'ordine e alla misura) del classicismo. Nel Barocco l'intellettuale non può affrontare i temi a lui preferiti poiché con l'avvento della Controriforma i temi adoperati si erano ridotti notevolmente. Data la riduzione dei temi il maggior intento degli intellettuali è quello di far recepire al lettore il vero significato dei loro testi. I letterati di questo periodo si esprimono con un linguaggio così raffinato da fare questo il loro maggior pregio artistico. Questa letteratura si distingue dal precedente manierismo perché è una letteratura sperimentale: grazie ad essa si sperimentano nuove forme di letteratura, che apriranno la strada all'illuminismo. La letteratura barocca si oppone alla tradizione rinascimentale basata su regole codificate, come la regolarità, la misura, l'equilibrio, proponendo invece la ricerca del meraviglioso, la libera invenzione, il gusto del fantastico. Viene meno il pensiero umanistico-rinascimentale che si fondava sul riconoscimento della dignità dell'uomo e sulla fiducia nella corrispondenza armoniosa tra uomo (microcosmo) e universo (macrocosmo). Le forme pastorali e mitologiche utilizzate a tal scopo, indicano da una parte il tentativo di approfondire il mondo fantastico come specchio del reale ma anche dell'inverosimile, e dall'altra invece la formazione di una nuova realtà mondana incapace di penetrare autenticamente nel tessuto di costume. In conseguenza delle scoperte scientifiche, geografiche che alterano la dimensione del mondo e del cosmo noto, viene alterato l'equilibrio presente nel Rinascimento tra uomo e universo. Di conseguenza la letteratura barocca tende a manifestare il senso di precarietà e di relativismo delle cose note e dei loro rapporti. Non è un caso che la meraviglia, posta come canone estetico dalla poesia, e la metafora esprimano le perdite di certezze e di una natura fissa degli oggetti del mondo, sostituite da apparenze ingannevoli. Scrive infatti il poeta Giambattista Marino: "È del poeta il fin la meraviglia (Parlo de l'eccellente, non del goffo): Chi non sa far stupir, vada a la striglia". Quindi le due facce della letteratura barocca sono sia la ricerca di una realtà sempre più sfuggente ed imprecisa, sia la manifestazione di una chiara delusione per il mondo concreto, e di una necessità di evadere verso un mondo illusorio. Vi è un'abolizione della gerarchia dei generi letterari, infatti c'è una contaminazione fra loro (es: Aminta di Tasso). Si allargano gli spazi delle arti a figure, temi e contenuti tradizionalmente considerati non affrontabili nella letteratura (per la bassezza dei contenuti). La nuova realtà è dunque, come già detto, caratterizzata dalle nuove scoperte geografiche, scientifiche (microscopio, circolazione del sangue studiata da William Harvey), astronomiche (Niccolò Copernico, Giordano Bruno, Galileo Galilei, Isaac Newton, Keplero). A questo proposito il critico Giovanni Getto scrive che "mentre il mondo dilata i suoi confini geografici ed astronomici e la natura modifica i suoi princìpi biologici e meccanici, mentre ritorna ad essere una presenza preoccupante Dio, o severamente custodito nella complicata analogia dei sistemi teologici dell'ortodossia cattolica e protestante o ineffabilmente allontanato negli abissi delle grandi e complesse esperienze mistiche, l'uomo lotta per il possesso di questo mondo e di questo Dio raffinando la sua filologia, suscitando e perfezionando una tecnica per ogni settore del sapere". Il critico aggiunge che a differenza del Medioevo e del Rinascimento "la civiltà barocca al contrario non ha una sua fede e una sua certezza [...]. La sua unica certezza è nella coscienza dell'incertezza di tutte le cose, dell'instabilità del reale, delle ingannevoli parvenze, della relatività dei rapporti tra le cose". Un celeberrimo esempio di questa nuova temperie culturale è dato dal monologo di Amleto nell'omonima tragedia di William Shakespeare ("Essere o non essere, questo è il dilemma"). Amleto dimostra di essere l'eroe del dubbio, un antieroe lacerato dall'incertezza, in un mondo che ha perduto ogni fiducia nelle capacità conoscitive della ragione. Nel Barocco vi è anche una componente ludica: l'opera viene scritta con l'intento di stupire il lettore. Nel genere lirico vi è un'ironia di fondo, si dissolvono i canoni petrarchisti della donna come modello di bellezza semidivina. Inoltre viene enfatizzata l'idea del doppio: le cose non si mostrano mai per quello che sono, a dimostrazione dell'artificiosità della natura umana. La finzione è il tratto fondamentale del genere letterario ed artistico: l'uomo è un insieme di maschere diverse che usa a seconda delle occasioni. L'idea del doppio è presente per esempio in modo evidente nelle vicende del Don Chisciotte di Miguel de Cervantes. Realtà ed illusione si intrecciano, i due piani si confondono l'uno con l'altro tanto che il rapporto fra le due dimensioni è ribaltato. E nella seconda parte del don Chischiotte il protagonista legge il racconto delle proprie avventure (la prima parte del romanzo) ed è quindi sia protagonista sia lettore del libro. Si possono poi citare illustri esempi nel teatro. Calderón de la Barca nel suo dramma La vita è sogno mostra una vicenda che è un continuo scambio tra realtà e finzione, senza che il protagonista riesca a distinguerle ed il messaggio del capolavoro del drammaturgo spagnolo è proprio che la realtà è sogno. La vita, come tutti i sogni, è caratterizzata da illusorietà, fugacità del tempo, vanità delle cose. L'esistenza è quindi illusoria e inconsistente. Nell'Amleto di William Shakespeare giungono a corte degli attori girovaghi a cui il principe danese chiede di mettere in scena una vicenda che è quella dell'Amleto stesso: gli spettatori vedono così i personaggi della tragedia che diventano a loro volta spettatori della stessa tragedia di cui sono protagonisti.